Regia di Dean Deblois vedi scheda film
E vissero felici e contenti. Poteva finire lì, con draghi e vichinghi che convivono beati nel villaggio di Berk, anche se Hiccup ha perso una gamba e Sdentato un pezzo di coda. Ma ci sono sempre nuove terre da esplorare (fuori e dentro) e i due eroi “diversamente abili” non si fanno pregare. Scovano cacciatori di draghi, cavalieri solitari, grotte abitate da esseri alati di ogni forma e colore, un super-cattivo che vuole dominare il mondo. Il passato ritorna e il futuro fa paura (lui non vuole fare il re). L’istinto è violento quanto la tradizione (il pregiudizio culturale). C’era il rischio della solita stanca rifrittura, con l’ottimo che diventa buono, discreto o appena sufficiente, anche perché Sanders ha lasciato solo alla regia DeBlois.
E invece Dragon Trainer 2 è tutto ciò che temi in un sequel trasformato in un surplus di cinema (di consumo), una gioia per gli occhi e per la mente. Servono più draghi, più avventure, più spettacolo? Ecco le mirabili sequenze di volo, coreografie eleganti e perfino liriche. Ecco un 3D in cui la “profondità di schermo” (parente povera della profondità di campo) ti fa venire voglia di cavalcare il vento e buttarti dentro una nuvola.
Ma come la mettiamo con la storia, inevitabilmente meno originale e sorprendente dell’originale? Ci pensa DeBlois, che scrive molto bene (i dialoghi sono uno spasso) e riesce a espandere il primo episodio in ampiezza e spessore, come dimostrano le scene madri, commoventi senza essere patetiche. Godetevelo.
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