Regia di Dean Deblois vedi scheda film
La Dreamworks ha fatto centro anche con il secondo capitolo di questa bella saga draghesca. Ricordo che nel presentare la versione italiana di "Porco Rosso", Gualtiero Cannarsi suggerì di non ricercare nel film un qualche metaforico significato. La sua ragion d'essere risiedeva semplicemente nel "piacere di disegnare" da parte di Miyazaki. In "How to train your dragon 2" questo piacere (aggiornato col verbo "animare") è altrettanto evidente. L'elemento di novità di questa serie, i Draghi cavalcabili, è sfruttato ancora meglio che nel primo episodio, così che numerosissime sono le sequenze di volo, sempre diverse e fantasiose, rese ancora più entusiasmanti dalla magnifica colonna sonora e dal riuscitissimo 3D. Le invenzioni visive sono numerose, e i movimenti sinuosi e leggiadri dei draghi sono come la tigre di "Life of Pi": uno spettacolo nello spettacolo. E il livello sale ulteriormente con l'introduzione del personaggio mascherato (la cui identità non credo di dover spoilerare), che essendo rimasto in loro compagnia per oltre vent'anni ha anch'esso acquisito quel particolarmente elegante modo di muoversi e di camminare. La danza sui draghi che stazionano sulle correnti d'aria calda è decisamente una sequenza che merita da sola il prezzo del biglietto.
Ma il regista, a differenza dell'opinione di Cannarsi su "Porco Rosso", tradisce anche il piacere di raccontare. I colpi di scena, i momenti di suspense e i risvolti emotivi di questa pellicola sono frequenti e molto curati. Al padre del protagonista è forse riservata una delle sequenze più commoventi del film, cosa che non mi sarei aspettato da lui sulla base della sua presentazione (a partire dal primo film) ma che comunque il regista è riuscito a rendere sincera e reale, senza scalfire minimamente la sospensione dell'incredulità. E in generale l'immedesimazione dello spettatore è garantita dalla descrizione di un emozionante universo draghesco che porta più volte a desiderare ardentemente di farne parte.
Certo non mancano le gag e le spalle comiche destinate ai più piccoli, ma tutte sono riuscite e integrate alla perfezione nella narrazione. Se tutto farà il suo dovere, come accaduto con me, troverete la spontaneità di ridere e divertirvi anche per questi aspetti.
Infine, sempre a differenza del film di Miyazaki, qui i significati che vanno oltre la narrazione ci sono e sono chiari. Le ricorrenti e speculari menomazione dei personaggi e i rapporti mutevoli tra uomini e draghi (e tra uomini e uomini), forniscono in maniera inedita e piacevole un'idea di mondo che non dovrebbe mai mancare in un buon film (disse Truffaut).
Insomma, vedere questo film è un vero piacere (non solo per gli occhi).
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