Regia di Andrea Segre vedi scheda film
Un profugo del Togo, che ha perso la moglie durante la traversata del Mediterraneo, approda in un villaggio alpino insieme alla figlia neonata della quale non è in grado di prendersi cura: sogna di andare a Parigi, dove già si trova un amico, ma intanto viene ospitato da una famiglia con madre vedova, ragazzino ribelle e nonno falegname. Dispiace parlare male di un film così bene intenzionato, ma lo svolgimento segue una meccanica troppo elementare e procede in modo estenuante verso un finale che sembra scritto prima di cominciare: il protagonista, più che un essere umano, è un semplice tassello che si inserisce agevolmente in una casella vuota già pronta ad accoglierlo. Drammaticità esteriore, personaggi oleografici, conclusione ricattatoria. Opere come Pummarò di Placido o Terra di mezzo di Garrone, risalenti agli albori dell’attuale ondata migratoria, erano magari un po’ ingenue, ma meglio confezionate.
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