Michele (Matteo Marchel) è un undicenne rimasto da poco orfano di padre, che vive tra le montagne dell'Alto Adige e ha un rapporto difficile con la madre (Anita Caprioli). Dani (Jean-Christophe Folly) è un ragazzo africano del Togo che è ospitato in un centro di accoglienza dopo un traumatico viaggio per mare, ha una figlia piccola e fatica ad essere padre. Incontrandosi, le loro esistenze diventeranno complementari, cercando l'uno di colmare il vuoto nella vita dell'altro e permettendo ad entrambi di superare il dolore per la comune esperienza di una tragica perdita.
Note
Segre ha la capacità e il coraggio di raccontare storie, di filmare spazi geografici da trasformare in luoghi ideali; il suo cinema drammatico è lacrimevole, quasi pedante, eppure è sensibile, toccante, guarda al mélo ma senza concitazione, con i personaggi principali e di contorno che si ritagliano il loro spazio per crescere come figure autentiche. La prima neve si affida al tempo, al mutare della luce del giorno e delle stagioni: e in un paesaggio immenso, che osserva placido e gentile il dramma degli uomini, fa in modo che la tragedia si stemperi, che la vita prevalga sulla morte, e che la neve possa cadere copiosa non per seppellire il passato, ma per purificarlo.
Secondo lungometraggio, molto atteso, di Andrea Segre, dopo Io sono Li, forse non all’altezza di quello, ma dignitoso film, con molte belle pagine, in cui l’ottima fotografia è funzionale all’indagine sugli effetti devastanti del dolore nel nostro cuore, ciò che davvero ci apparenta ai nostri simili, nonostante le presunte diversità.
In un gruppo di casupole abarbicate sui monti del trentino una famiglia ferita, un vecchio saggio, qualche buontempone che sogna la fuga, e una famiglia togolese tutta sbilenca.
Film passabile per il Tema d'Attualita' di fondo della Storia ma assai trascurabile per il resto e poi relegare la Caprioli in un angolino mi e' parsa una scelta un po' indecifrabile.voto.1.
Dopo lo splendido "Io sono Li" Andrea Segre torna a raccontare la vita degli immigrati nel suo secondo lavoro di finzione "La prima neve". Segre sposta il racconto dalla laguna veneta alla Valle dei mòcheni, in Trentino, dove sopravvive ancora un dialetto di stirpe germanica e la popolazione locale conduce una vita fortemente legata al territorio montuoso e alle sue risorse.… leggi tutto
Per qualcuno, il proprio posto nel mondo non ha un confine geografico. Neppure il limite, potenzialmente illimitato e personale, del sé. Ma respira accanto all'altro. Ad un altro. Al solo altro. Perso quello, non c'è più posto, nel mondo. La fatica quotidiana, quanto ci viene richiesto dalla vita che è sempre vita, è ritrovarlo. O più spesso, inventarne… leggi tutto
Il lavoro di A.Segre è improntato a costruire e a documentare la nuova società percorsa dai flussi migratori che costringono le persone a sostanziali trasformazioni del proprio modo di vivere e di entrare in rapporto con l’altro, si arricchisce di un nuovo capitolo, un film dopo gli interessanti documentari, la parentesi greca, e soprattutto il precedente e notevolissimo lungometraggio… leggi tutto
Ci troviamo a Pergine – probabilmente in una piccola frazione – paesetto della Valsugana, dove si sono insediati alcuni africani in attesa di ottenere asilo politico.
Mentre la burocrazia fa il suo corso, i nuovi arrivati sono stati ben accolti e lavorano, rendendosi utili alla piccola comunità locale, fatta soprattutto di persone anziane, che finalmente trovano aiuto a…
E’ un film di buoni sentimenti: tutti i personaggi sono positivi, la natura è amica e persino l’orso rubando il miele (distruggendo le arnie e uccidendo le api) gratifica il produttore perché il suo miele è buono (e poi, anzicchè bestemmiare, è sereno perché consapevole che ogni tanto succede). E’ un film fantasy: gli immigrati vengono…
Dopo lo splendido "Io sono Li" Andrea Segre torna a raccontare la vita degli immigrati nel suo secondo lavoro di finzione "La prima neve". Segre sposta il racconto dalla laguna veneta alla Valle dei mòcheni, in Trentino, dove sopravvive ancora un dialetto di stirpe germanica e la popolazione locale conduce una vita fortemente legata al territorio montuoso e alle sue risorse.…
Regista e documentarista impegnato sui temi del lavoro (Il sangue verde) e dell'immigrazione (Io sono Li), Andrea Segre prova a raccontare il dramma di un rifugiato proveniente dal Togo (Folly) che ha perso la moglie subito dopo che questa ha partorito la loro bambina. L'uomo sembra essersi integrato nella piccola comunità del Trentino dove entra in contatto con l'adolescente Michele…
Un profugo del Togo, che ha perso la moglie durante la traversata del Mediterraneo, approda in un villaggio alpino insieme alla figlia neonata della quale non è in grado di prendersi cura: sogna di andare a Parigi, dove già si trova un amico, ma intanto viene ospitato da una famiglia con madre vedova, ragazzino ribelle e nonno falegname. Dispiace parlare male di un film così…
E' un'opera ibrida, che parla di tradizione montanara, paesini persi sui monti, attaccamento alla terra, e insieme di emigrazione e sradicamento da una terra lontana e molto diversa, e pure di integrazione. E' vero che mostra solo il lato buono dell'immigrazione, ma neppure troviamo quel fastidioso buonismo che in questi argomenti è sempre in agguato. In generale, si può definire…
un film attento e silenzioso che fa del suo silenzio la forza per urlare un dolore che l'essere umano fa così fatica ad ammettere.dany è scappato dalla libia e nel "viaggio" perde la moglie che però grazie ai medici italiani, fanno nascere la loro bimba. la bimba è sopravvissuta al viaggio della speranza, quasi avesse ucciso la madre. michele invece ha perso il…
Seconda opera di finzione per il documentarista Andrea Segre, definizione che, a questo punto, gli va piuttosto stretta. Dopo vari esperimenti, molto buoni, con il documentario, il regista veneto arriva, nel 2011, all'esordio cinematografico vero e proprio con lo splendido "Io sono Li", un'opera fulminante, di grande bellezza e suggestione. Aspettavo con trepidazione di vedere questo suo nuovo…
Per qualcuno, il proprio posto nel mondo non ha un confine geografico. Neppure il limite, potenzialmente illimitato e personale, del sé. Ma respira accanto all'altro. Ad un altro. Al solo altro. Perso quello, non c'è più posto, nel mondo. La fatica quotidiana, quanto ci viene richiesto dalla vita che è sempre vita, è ritrovarlo. O più spesso, inventarne…
Cioè, i film più belli del 2013. Poi oh, il 2013 non é ancora finito, pero' manca poco dai..., e a Natale arriveranno cinepanettoni e Pieraccioni e Hobbit in quantità industriali. (Vi avverto subito, in classifica…
Sono andato a vedere il film attirato sia dalla mole di commenti positivi, sia dalla bella impressione del film precedente, "Io sono Li". Il film si snoda con semplice naturalezza, fotografia splendida, attori accattivanti. Tuttavia: nulla di nuovo; temi noti, esplorati senza intuizioni particolari, e finale un po' furbesco così da far uscire dalla sala commossi. L'emigrazione, il rapporto tra…
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Commenti (4) vedi tutti
Secondo lungometraggio, molto atteso, di Andrea Segre, dopo Io sono Li, forse non all’altezza di quello, ma dignitoso film, con molte belle pagine, in cui l’ottima fotografia è funzionale all’indagine sugli effetti devastanti del dolore nel nostro cuore, ciò che davvero ci apparenta ai nostri simili, nonostante le presunte diversità.
leggi la recensione completa di laulillaIn un gruppo di casupole abarbicate sui monti del trentino una famiglia ferita, un vecchio saggio, qualche buontempone che sogna la fuga, e una famiglia togolese tutta sbilenca.
leggi la recensione completa di BalivernaFilm passabile per il Tema d'Attualita' di fondo della Storia ma assai trascurabile per il resto e poi relegare la Caprioli in un angolino mi e' parsa una scelta un po' indecifrabile.voto.1.
commento di chribio1ATTUALE E BEN FATTO
commento di fralle