Regia di Daniel Espinosa vedi scheda film
Venduto al grande pubblico come torbido thriller, in realtà il film cerca di elaborare lo status del regime dittatoriale della Russia di Stalin attraverso la vicenda del mostro di Rostov, un serial killer di bambini realmente esistito. Ma la storia che riguarda quest'ultimo è marginale, serve da pretesto per denunciare la capziosità del governo, secondo il quale in Paradiso (la Russia), la patria ideale, non esistono criminali.
Tale denuncia dei valori del regime si fa strada pian pianino, attraverso le vicende di Leo Demidov, agente dell'MGB (Hardy) , che rifiuta di denunciare la moglie (Noomi Rapace), sospettata di tradimento, e per questo viene esiliato dal collega e rivale Vasili ( Kinnaman). Dapprima strumento inconsapevole, Leo diviene in seguito cosciente delle barbarie ideologiche del suo paese quando si vede costretto a spacciare la morte del figlio di un suo compagno d'armi come occasionale, per poi rendersi conto che si tratta di aggressione violenta. Quando viene ritrovato un secondo bambino cadavere con le stesse ferite, l'ipotesi del killer seriale si affaccia prepotentemente nella mente di Leo, che, aiutato dal generale Nesterov (Gary Oldman) , si mette alla ricerca della negata verità.
Di thriller c'è molto poco insomma, e quel poco è nella seconda parte, dove un minimo di pathos e di indagine si vedono, anche se un finale
Nonostante il cast da grande occasioni, l'unico che sembra crederci è Tom Hardy. Gary Oldman è impossibile che sfiguri anche quando gira al minimo, Cassel si vede poco e non lascia alcun segno, mentre Kinnaman palesa tutta la sua immaturità. Ingiustificabile anche la scialba caratterizzazione del Mostro di Rostov, ridotto a poco più di una macchietta.
Il finale benevolo e rassicurante non aiuta.
Se cercate un buon thriller guardate altrove
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