Regia di Daniel Espinosa vedi scheda film
Chi ha ucciso oltre 40 bambini in Unione Sovietica, nel primo dopoguerra, infierendo sulle piccole vittime, che non vengono denunciate come tali, in quanto il regime di Stalin non tollera che sia ammessa la presenza di assassini tra i cittadini? Indaga l'eroe di guerra Leo Demidov, ma finisce silurato e costretto ad una vita di stenti per la denuncia di tradimento della moglie, da parte di un collega che gliel'aveva giurata, perchè Demidov si era opposto alla sua ferocia nella troppo disinvolta esecuzione di sospetti dissidenti. Dal romanzo di Tom Rob Smith, che fa parte di quella che per ora è una tetralogia sul personaggio principale, un thriller a sfondo storico/politico che mette insieme diversi nomi celeberrimi, da Tom Hardy e Noomi Rapace a Gary Oldman, Joel Kinnaman, Vincent Cassel, Jason Clarke, e lo script porta la prestigiosa firma di Richard Price, lo scrittore che sceneggiò "Il colore dei soldi": e, tranne l'apertura, che è abbastanza indiziaria, il film ricorda molto da vicino il romanzo originale. Però, pur probabilmente con diverse verità sulla vita durante il regime degli anni Cinquanta, sia romanzo che lungometraggio paiono venire dalla propaganda antisovietica più classica e accanita: il giallo, in sè, è abbastanza prolisso, e fa rimpiangere un pò le avventure di Arkady Renko, il detective in azione nella Russia dagli anni Ottanta in poi, creato da Martin Cruz Smith e portato sullo schermo con il volto di William Hurt nel 1983. Per quanto riguarda gli attori, sembrano un pò tutti a disagio con ruoli molto schematici, e Daniel Espinosa, che aveva convinto maggiormente con "Safe house", dirige confusamente le scene d'azione, provocando un senso di frastornamento allo spettatore, che non giova alla visione.
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