Regia di Daniel Espinosa vedi scheda film
Buio, cupo, freddo. Intriso di sospetto, terrore, paranoia. Un regime opprimente, violento, mistificatore. Un eroe di guerra, orfano, salvato da un manipolo di soldati da ragazzino, riscattatosi adulto a Berlino durante la presa della città per mano dei compagni Russi. Una bandiera issata che è simbolo di un'epoca, quella dell'espandersi dell'influenza comunista in mezza Europa. Leo, un Tom Hardy al solito muscolare e accigliato, è il protagonista di un'ascesa e una caduta agli inferi. Prima responsabile della polizia segreta sovietica di scovare i traditori filo-occidentali, poi degradato e spedito in esilio; dunque in fuga, accusato a sua volta di tramare contro la Grande Madre Patria. Raissa è una maestra. Si sposano in un clima di oppressione e mera sopravvivenza. Scappano assieme, rischiano più volte la vita. Lui, da ufficiale, salva due bambine da morte sicura. Ritorneranno assieme a riprendersele. Il Lupo Mannaro di Rostoff, così soprannominato dalla Pravda, organo ufficiale d'informazione del regime, è invece un mostro assassino di bambini che è figlio degli abomini dei vari conflitti del ventesimo secolo. La radice è la stessa, due uomini formati, segnati, forgiati dall'orrore, dalla morte, dall'abbandono, dalla solitudine, dalle sofferenze. Parte la caccia: sappiamo come andrà a finire. La propaganda di partito, il potere, le gerarchie, gli ordini, le catture, le menzogne, la tortura. Un thriller atipico per ambientazione, con un ottimo cast, che si muove pesante come una locomotiva a vapore, lungo i binari paralleli della Storia e della cronaca. Espinosa stenta a reggere le redini del film, il quale molto spesso incespica, annoia e confonde per mancanza di una sceneggiatura all'altezza, per un'idea precisa di cinema e per totale assenza di sintesi. Brusco scarto nel finale e abile rientro nei ranghi della "normalità" da parte del protagonista e della sua consorte. Tratto da un romanzo di discreto successo, la pellicola è stata bandita in Russia, a detta del governo moscovita, per la cattiva immagine che fornisce del paese e per distorsione dei fatti storici.
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