Regia di Daniel Espinosa vedi scheda film
"Non ci sono omicidi in Paradiso".
Nell'Unione Sovietica del 1953, in pieno regime totalitario, "il crimine non esiste" per legge. Ma il primo a dubitarne è proprio un uomo del sistema: Leo Demidov, eroe di guerra e ufficiale del MGB, il Ministero per la Sicurezza di Stato. Indagando sulla morte di un ragazzino, intuisce subito che non si tratta di un incidente, come gli vogliono far credere. Si ritrova così da solo contro tutti. E da predatore si trasforma in preda, scoprendo verità agghiaccianti...
Sin da quando ho letto il libro "Bambino 44" di Tom Rob Smith attendevo con ansia questo momento, e finalmente l'adattamento di uno dei migliori bestseller degli ultimi anni è arrivato in sala: devo dire che, vista l'accoglienza pessima sia qui in Italia che oltre Oceano, con quasi tutte le recensioni lette tendenti al negativo, temevo seriamente di vedere rovinato un soggetto di partenza ottimo e, visti i nomi coinvolti nell'operazione, mi aveva enormemente sorpreso il fiasco del film. Mi sembra quindi giusto fare mea culpa pubblicamente: "Child 44 - Il bambino numero 44" è un ottimo adattamento, decisamente fedele alla fonte (seppur con qualche modifica che ho trovato alquanto singolare, ma che probabilmente è stata fatta per esigenze di durata; c'è comunque da dire che per fortuna non incide in negativo sulla qualità del film) e che riesce a riportare bene su celluloide una catena di eventi piuttosto complessa (suo grande merito). Mi dispiace dover constatare che i casi sono due: o io possiedo dei gusti anomali e uno spiccato senso del trash, oppure la critica ha toppato alla grande con questo film (probabilmente condizionata dalla censura ricevuta in Russia. Sempre meglio bombardare un film che parla in termini crudi e realistici della Russia stalinista e dare un contentino ai Russi piuttosto che prenderne le difese in una situazione di tensione con il governo di Mosca come quella attuale). Perché altrimenti non si spiegherebbero le critiche patetiche e infondate che mi è toccato leggere (attori sopra le righe? Sceneggiatura pessima? Regia assente? Storia dispersiva? PROPAGANDA ANTI-SOVIETICA?), compresa la vergognosa recensione di FilmTvRivista, ormai lo zimbello di tutti gli utenti del sito.
Child 44 ha tutto quello che io desidero vedere in un thriller psicologico: una storia intrigante e agghiacciante, un cast di ottimi attori perfettamente in parte, parecchi snodi narrativi che consentono alla trama di evolversi, una regia attenta e cazzuta nelle (rare) scene d'azione, un'ambientazione livida e opprimente e la giusta dose di violenza e sangue, il tutto condito con un valido affresco storico dell'epoca in cui si svolge la storia. Tom Hardy ormai è uno dei miei attori preferiti e, manco a dirlo, da un po' di tempo a questa parte non mi perdo un suo film: qui giganteggia alla grande in una parte che gli si addice molto (anche come struttura fisica non avrei voluto nessun altro nella parte di Leo Demidov). Noomi Rapace si conferma una brava attrice e caratterizza a dovere un personaggio complesso come quello di Raisa Demidova. Gary Oldman è il solito stupendo caratterista che non mi stancherò mai di vedere recitare: il suo generale Nesterov è veramente tosto e intimidatorio come esige una persona del suo rango, ma rimane comunque uno dei pochi disposti a rischiare la propria vita per dare la caccia a un serial killer di bambini. Il resto del cast, da Joel Kinnaman a Jason Clarke, da Vincent Cassel a Paddy Considine, da Fares Fares a Charles Dance, è ottimo sotto tutti i punti di vista e ognuno di loro ha il giusto tempo a disposizione per dare un'interpretazione più che soddisfacente. Il ritmo non è elevato, ma questo non è necessariamente un difetto: thriller non vuol dire "veloce a tutti i costi", e Child 44 si prende il proprio tempo per costruire i personaggi e per permettere a tutti i tasselli che compongono la storia di andare al loro posto. Ma il vero elemento di forza è l'ambientazione e il ritratto dell'Unione Sovietica negli ultimi mesi di governo di Stalin: cupa, sporca e opprimente, contribuisce in maniera decisiva al tono del lungometraggio, ritraendo la brutalità e lo squallore del regime staliniano che, attraverso violenza e propaganda, ha terrorizzato e oppresso la propria popolazione per un trentennio; non c'è quindi da stupirsi se, ancora adesso, in Russia un film del genere evoca spiacevoli ricordi e si preferisce bollarlo come un prodotto fatto ad hoc dagli Americani per screditarli di fronte al mondo intero.
Sicuramente sono di parte, avendo letto e apprezzato il libro ed essendo un estimatore di Gary Oldman e Tom Hardy, ma, sinceramente, non mi è per niente parso di vedere il disastro annunciato alla sua uscita in sala, perciò mi sento di poterlo consigliare agli appassionati dei thriller a sfondo storico, dal momento che il film fonde bene realtà storica e finzione (la figura del killer è ispirata a quella realmente esistita di Andreij Chikatilo, il macellaio di Rostov, reo di aver ucciso una cinquantina di persone, per lo più donne e bambini, nella seconda metà del secolo scorso).
Voto: 7
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