Regia di Tim Burton vedi scheda film
La vicenda della pittrice Margaret Keane, il cui secondo marito, Walter, da cui prese il cognome, si spacciò per l'autore dei quadri con i bambini dai grandi occhi malinconici, vista da Tim Burton: un progetto anomalo per l'autore di "Edward Mani di Forbice", visto che non c'è alcuna attinenza con il fantastico, e che si tratta nella sostanza di un dramma ambientato tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Un film che probabilmente voleva essere un capitolo a parte nella filmografia di chi da oltre venticinque anni spesso ha saputo incantare platee e recensori con creature spettacolari e tristi, freak persi in una solitudine meravigliosa e terribile, e dipingere loro intorno un mondo dai caratteri fiabeschi. Vincitore di un Golden Globe per la migliore interprete, andato a Amy Adams, meritoriamente, mentre il pur riconosciutamente bravo Christoph Waltz dà un'interpretazione più di maniera, anche se il suo personaggio invitava ad una prova più stratificata, dato che è un impostore della peggior specie, che arriva anche a minacciare di morte la moglie. Un'ottima ricostruzione d'ambiente e d'epoca, però non basta a definire riuscito un film interessante, ma che, in mano ad un autore che da qualche anno sembra un pò appannato, non sfrutta tutte le sue potenzialità. E Burton, dirigendo senza sbavature, senza l'elemento fantasia rischia di diventare un regista "normale", con un mezzo elogio a culti come i "Testimoni di Geova", che lascia perplessi, ad un certo punto del racconto: buone le intenzioni, per quanto riguarda la pellicola, relativamente soddisfacente il risultato.
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