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Big Eyes

Regia di Tim Burton vedi scheda film

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La recensione su Big Eyes

di ethan
6 stelle

Il film inizia nel '58, quando Margaret Ulbrich (Amy Adams) prende con sé la propria figlia e lascia il marito e parte per San Francisco, dove incontrerà Walter Keane (Christoph Waltz), che diventerà il suo secondo marito ma, in un secondo tempo, anche tra loro scoppieranno dei dissidi relativi alla paternità dei quadri dipinti in serie dalla donna - cosa che la vera Margaret fa tutt'ora - e raffiguranti bambini con grandi ed inquietanti occhi, che vedranno la soluzione in un'aula di Tribunale.

'Big Eyes', racconta, a vent'anni esatti di distanza da 'Ed Wood', un'altra storia straordinaria di una persona dotata di poco talento - Margaret, come l'autore che indossava maglioni d'angora e divenuto 'famoso' per il film 'Plan 9 from Outer Space', considerato da alcuni critici (forse ingenerosamente, nel senso che ci sono certamente film ancora peggiori di questo) il più brutto della storia, è una persona caratterizzata da una grande passione per il lavoro che fa ma tutti e due non sono stati dotati da madre natura di quella bravura, di quel tocco che assecondi e metta in pratica la loro potenziale creatività, ma i paralleli tra le due opere si fermano qui: Tim Burton sembra attraversare un momento involutivo nella sua carriera ed il risultato è un'opera che ha tra i pochi meriti quello di far conoscere una vicenda che, in virtù di amante della pittura, proprio non ne avevo mai sentito parlare e di consentire ad Amy Adams, nel ritratto della pittrice seriale di bambini dagli occhi grandi, 'rubata' della propria identità d'autore e plagiata dal marito, grande e scaltro affarista, che fiuta presto la possibilità di far suoi i quadri e inserirli in un processo produttivo che frutta una fortuna, una performance maiuscola, al contrario del collega austriaco Waltz, che da co-protagonista gigioneggia senza freni e in maniera a dir poco smodata nella parte processuale; sembra quasi che l'attore, senza l'attenta guida di Tarantino, abbia una tendenza a strafare - come del resto in 'Spectre' - nel costruire ruoli che fanno della logorrea il loro tratto caratteristico.

Non male anche l'incipit con la fuga di Margaret da un paesaggio dai colori tenui che rimandano a 'Edward mani di forbice' e la canzone cantata dalla suadente voce di Lana Del Rey, il cui titolo è omonimo al film, ma il resto è un esercizio piatto mancante di nerbo e con più di una caduta di ritmo.

Voto: 6.

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