Regia di Antonio Pietrangeli vedi scheda film
Un bel film, intelligente, amaro. Gli uomini fanno una pessima figura. Le donne quasi, ma non certo allo stesso modo.
Erano gli anni del boom economico: come sempre, in tempi di edonismo commerciale, emergono le critiche alle istituzioni tradizionali, matrimonio in primis. Un po’ di criticabile individualismo da Vitelloni, cinico e triste; un po’ di sana critica all’incoraggiamento, di ascendenza popolareggiante e cattolica, verso il matrimonio come “obbligo sociale e morale”: Sordi mette in scena tutto questo con un’interpretazione perfetta, da par suo.
L’ansia della chiusura in un’unica relazione, che non può mai essere esente da difetti, fa da contraltare all’angoscia della solitudine, che difficilmente può essere una scelta portata fino in fondo in modo coerente, nelle sue estreme conseguenze. Tutti questi tratti psicologici sono ben descritti nella sceneggiatura, che è impeccabile come tutti gli altri fattori tecnici della pellicola.
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