Regia di Antonio Pietrangeli vedi scheda film
Le carte sono in tavola fin dalla prima scena: un uomo fa da testimone di matrimonio al socio in affari e lo osserva con compatimento, pensando che lui non cadrà mai in quella trappola. La prima parte si incarica di mostrare a cosa si riduce concretamente la sua libertà: avventure senza futuro, serate passate nell’affannosa ricerca di contatti umani, menzogne raccontate a sé stesso. Segue la decisione di accasarsi come male minore, e una serie di vicende tragicomiche legate alla scelta dell’anima gemella: alla fine lo troveremo accanto a quella che conosce meglio le sue debolezze e che gli incute anche un po’ di paura, l’umanissima paura di fare un salto nel vuoto. Pietrangeli è giustamente considerato il regista delle donne, ma qui dimostra di cavarsela benissimo anche con il presunto sesso forte: una commedia amarognola, magnificamente scritta e ottimamente interpretata, che ha il pregio di una grande autenticità. Non c’è solo una galleria di tipi femminili credibili e non banali, che non scadono mai nel macchiettismo per quanto poco spazio abbiano (l’affittacamere, l’hostess, la segretaria, la proprietaria della lavanderia, la studentessa d’arte, persino l’edicolante): c’è anche un notevole studio ambientale dell’Italia pre-boom, con gli elettrodomestici che annunciano il benessere ormai alle porte. Tale è la verità dei personaggi che possiamo facilmente immaginare la coppia inaridirsi e immeschinirsi al contatto con la vita quotidiana, e sentircene partecipi.
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