Regia di Christian Ditter vedi scheda film
Bastano circa dieci-quindici secondi per capire come stanno (e come andranno a finire) le cose. Non proprio un buon segno.
#ScrivimiAncora (solita balorda traduzione italiana di Love, Rosie) si inserisce nella nutrita schiera di commedie romantiche incentrate sull'eterno dilemma amore/amicizia tra un uomo e una donna.
Costruito come fosse una compilation musicale che raccoglie e riassume il meglio (e il peggio) della vita, il film cerca una via di fuga dilatando i tempi della storia (che si svolge nell'arco di una dozzina di anni) e di conseguenza esplorare i mutamenti, anche importanti, delle rispettive esistenze dei due protagonisti (la Rosie del titolo, interpretata da Lily Collins, mentre Sam Claflin è Alex).
Peccato che lo script non brilli per originalità (gravidanze inattese, banali equivoci, inganni e ostacoli da soap opera, lutti, tradimenti, malintesi: tutto già visto, e in abbondanza), e in più di qualche occasione si riveli confusionario e precipitoso (assurdo che Alex non venga a sapere che Rosie avesse partorito, ad esempio), rendendo così convenzionali e superficiali pure le psicologie (anche dei compirmari: la bella stronzetta rivale, l'amica spiritosa-anarchica, il padre comprensibile, la figlioletta adorabile).
L'evolversi degli eventi diventa in pratica mero strumento funzionale alla (attesissima, inevitabile) lieta risoluzione, senza che i (ben oliati) meccanismi atti allo scopo possano disturbare più di tanto o procurare chissà quali riflessioni o emozioni contrastanti. Si segue (si accetta di seguire) perché si vuole vedere - se ne sente quasi la necessità "fisica" - il tanto desiderato naturale compimento del sentimento tra i protagonisti.
La diffusa atmosfera "carina", l'assortito accompagnamento musicale (risuonerà magari fin troppo ovvio l'accostamento di Fuck You di Lily Allen ad un giustificatissimo momento di ira di Rosie, ma è calzante e l'effetto è spassoso), e mirati innesti umoristici (davvero divertente la gag del profilattico finito nella vagina), contribuiscono ad ogni modo rendere godibile la visione del film; film che, comunque, trova una sua identità per il modo (apparentemente genuino) con cui segue da vicino i suoi soggetti, e per l'elementarità "rassicurante" del racconto.
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