Regia di Delmer Daves vedi scheda film
Scandalo edulcorato ma realistico
Scandalo al Sole è il lavoro più famoso del regista Delmer Daves, melodrammone peccaminoso di successo mondiale, tratto dall’omonimo romanzo di Sloan Wilson e sceneggiato dallo stesso regista, insoddisfatto del lavoro di Wilson che aveva pre-prodotto direttamente il suo testo in forma di sceneggiatura.
Siamo a Pine Island, costa del Maine, luogo di lavoro giovanile come bagnino dell’ormai ricco uomo d'affari Ken Jorgenson (interpretato dall’eclettico Richard Egan), che decide, dopo vent’anni, di ritornarvici con l'acida e puritana moglie Helen (Constance Ford) e la figlia adolescente Molly (Sandra Dee, in un ruolo inizialmente pensato per Natalie Wood). Vengono ospitati nell’unico albergo disponibile sull’isola, gestito da Bart Hunter (Arthur Kennedy), uomo dal bicchiere facile ed economicamente caduto in disgrazia, e dalla moglie Sylvia (un ruolo adattissimo per l'espressività di Dorothy McGuire) insieme a loro figlio Johnny Hunter (Troy Donahue). Tra i due ragazzi Molly e Johnny sboccia in breve l’amore, ma la situazione si complica visto che Ken e Sylvia da giovani erano innamorati e, dopo anni, si riscoprono ancora tali. Scoppia lo scandalo e Ken e Sylvia sono costretti a rompere i rispettivi matrimoni, fatto che provoca inevitabili ripercussioni sui due giovani, che vengono allontananati, ma che con il loro amore e l'aiuto di Ken e Sylvia, ormai neo-sposi, riusciranno a superare il momento difficile, complicato oltretutto dal fatto che Molly sia rimasta incinta.
Le madri nel film svolgono un ruolo cardine, come emblema del contrasto tra l'essere e l'apparire imposto dai lacci morali dell'epoca. Helen, con i suoi rigidi costumi, reprime e contiene ogni pulsione sessuale della figlia al punto che, quando rimane bloccata con Johnny su un'isola durante la notte, insiste per farla visitare da un medico ed assicurarsi che sia ancora vergine, probabilmente una delle scene più intense dell'intero film. Sylvia è invece per la gente una cosiddetta "donna facile", giunta al matrimonio non illibata, quasi a rischio di perdere la custodia del figlio.
Qualcuno ha definito il film, che in Italia suscitò non poco "scandalo" per il tema divorzile e quello della sessualità giovanile, stucchevole e barocco, infarcito di dialoghi banali, quasi se la rappresentazione dell’amore dovesse essere portata sul grande schermo necessariamente con fraseggi para-itellettualistici. Il film rende invece sufficientemente bene, anche a distanza di anni, le lacerazioni morali di due famiglie, rappresentando il dirompente atto di coraggio di una scelta di separazione matrimoniale dolorosa pur se sentimentalmente motivata, oltre che i turbamenti sentimentali e fisici dei due giovani adolescenti.
Certo la sua portata per certi versi "rivoluzionaria" viene in parte edulcorata dal tono a volte un po' zuccheroso e ruffiano e da una certa ricerca spudoratamente estetica, dalla scelta degli attori agli scenari di ambientazione, ma nel complesso si tratta di un'opera che ha ampiamente meritato il suo successo dell'epoca.
Notevole la fotografia di Stradling con gli splendidi paesaggi balneari e iconica la colonna sonora di Max Steiner (autore anche di quelle per Casablanca e Via col vento), sfruttata purtroppo oltre il dovuto negli anni a seguire.
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