Regia di Renato De Maria vedi scheda film
Andrea, a neppure vent'anni, si ritrova orfano di entrambi i genitori. Della sua vita sconvolta gli importa poco o nulla, neppure l'interessamento di un importante professore nei confronti delle poesie di Andrea sembra significare qualcosa per lui; il ragazzo si getta in un vortice di droga e incontri con prostitute, ossessionato dall'impossibilità di tornare indietro.
Fermo restando che il libro omonimo di Aldo Nove è uno dei rari capolavori della narrativa italiana di questo periodo, il film La vita oscena rimane per forza di cose un passo indietro la pagina, realmente impossibile a essere traslata sullo schermo senza perdere gran parte del suo fascino scabroso e dirompente. E questo nonostante alla sceneggiatura, insieme al regista, collabori lo stesso Nove; il film risulta infatti inconcludente dal punto di vista narrativo, spesso e volentieri un esercizio di stile (e Renato De Maria, con Daniele Ciprì alla fotografia e la colonna sonora di Cosma-Casacci-Sinigallia-Maroccolo alias DeProducers, ne ha da vendere) che nei contenuti lascia lo spettatore indifferente se non addirittura perplesso. Di frequente mancano i necessari, minimi raccordi logici fra una sequenza e la successiva (ad es. fra le scene di prostituzione, quantomeno più dettagliate nel libro); la scelta di utilizzare in dose massiccia la voce del protagonista come narratore esterno, impegnata in lugubri, bizzarre, illogiche, disperate elucubrazioni, è pressochè obbligata. Ma anche per questa ragione il filo della trama, già esile nel libro, non viene dipanato con la dovuta chiarezza. La vita oscena ci ricorda insomma che De Maria è stato il regista dell'altrettanto visionario Paz! (2002), ma aggiunge anche che, messo di fronte a un materiale letterario dispersivo, eterogeneo, poetico come quello offertogli da Nove, non è riuscito a conferire un tono efficace alla propria opera. Non a caso, presentato a Venezia 2014, il film ha raggiunto la sala soltanto mesi dopo e per brevissimo periodo. Bene il giovane protagonista Clement Metayer (doppiato da Fausto Paravidino), a cui si affiancano Isabella Ferrari, Roberto De Francesco e, in un ruolo minore, Iaia Forte. 5/10.
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