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La vita oscena

Regia di Renato De Maria vedi scheda film

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La recensione su La vita oscena

di Fionnula
8 stelle

Tratto da una storia vera, il film è pregevole. Una regia inconsueta e molto personale, con inquadrature, luci e ambientazioni quasi psichedeliche. La vicenda personale, dolorosa al limite dell'indicibile, inizia infatti con una mamma “figlia dei fiori” (molto brava in questo ruolo Isabella Ferrari) che dalla bellezza, solarità e dall'anticonformismo dell'infanzia, ancora serena e felice, del protagonista, finisce per diventare l'ombra angosciante e dolente di una donna inesorabilmente condannata dal cancro. La morte improvvisa del padre, ancora prima di quella della madre, lascia presto il protagonista completamente solo, giovanissimo adulto in un vuoto autodistruttivo in cui l'infelicità e la disperazione prendono corpo visivamente in modo talmente viscerale e profondo da risultare quasi insopportabili. Perché, alla base di questa desolazione, di questa agonia che non precede la morta ma la prolunga indeterminatamente, c'è una realtà amarissima della nostra società pseudo-caritatevole. Senza una famiglia di supporto, una persona nella più totale devastazione psichica, solo perché maggiorenne, è lasciata completamente sola e in balia di se stessa, nonostante segni eclatanti di malessere (abitazione che salta in aria per una intenzionale fuga di gas, serissimi tentativi di suicidio con conseguenti ricoveri di urgenza). Nulla scuote l'indifferenza degli altri, sono un professore universitario incoraggia il ragazzo a continuare gli studi, convinto del suo talento di poeta e scrittore.

Dopo avere accolto la morte più volte e inspiegabilmente esserne scampato al di là di ogni logica, dopo le più sordide esperienze in fatto di sesso e droga, sempre nell'instancabile tentativo di autoannientamento, sarà il ragazzo che troverà, da solo, il varco di uscita dal buio, per diventare quello che è oggi: autore che ha raccontato senza censure fino a che punto può arrivare la sofferenza umana e quanto sia difficile, anche se per fortuna possibile, la propria resurrezione esistenziale.

 

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