Regia di Afonso Poyart vedi scheda film
Quando l’agente FBI Joe Merriweather si ritrova impantanato nel caso irrisolvibile di un serial killer, si rivolge allo psicoanalista John Clancy. Costui vede il futuro, ma scopre che anche il criminale al quale danno la caccia è un veggente. Ultratardivo thriller dall’involucro estetico e narrativo anni 90, Premonitions nacque come sequel di Seven e fu proposto a suo tempo a David Fincher. Incassato il rifiuto della prima scelta, la New Line Cinema mise il copione scritto da Ted Griffin (Ocean’s Eleven, Il genio della truffa) in qualche archivio, prima di rispolverarlo e consegnarlo al semidebuttante brasiliano Poyart. Come accadeva appunto negli anni 90, il film promette bene nella prima parte, scandita dal ritmo dei delitti e contestualizzata in un universo umano e ambientale oscuro. Se i protagonisti sono falliti o disillusi (Merriweather non riesce a chiudere il caso, Clancy paga ancora dazio al trauma della perdita della figlia), i contesti in cui operano non facilitano loro le cose, avvicinando il film ai modelli alti del genere (dal citato Seven a Il collezionista di ossa). Ma è quando lo spartito scarta nel metafisico, tra precognizioni e moti sentimentali, che Premonitions diventa inaccettabile. Chiedendo il meglio e ottenendo il peggio dai suoi attori (Hopkins su tutti), Poyart si perde in spiegazioni inutili e in sequenze pretenziose che abbandonano il thriller e inseguono l’arte, senza mai sfiorarla. E anche gli anni 90 ci appaiono lontani.
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