Regia di Isao Takahata vedi scheda film
Penultimo film dello Studio Ghibli prima dell’annunciata pausa di riflessione e ultimo del cofondatore Isao Takahata, La storia della principessa splendente ha radici antiche, sia perché porta sullo schermo una favola giapponese del X secolo, sia perché Takahata pensa a questo progetto da quando, 55 anni fa, se ne parlava presso gli studi Toei. Attivamente ci ha lavorato “solo” gli ultimi otto anni, causando lunghi ritardi, facendo lievitare i costi. Ne è valsa la pena? Economicamente parlando no, perché il film ha incassato in Giappone circa la metà di quanto è costato ed è per lo meno concausa dello stop produttivo dello Studio Ghibli. Artisticamente, però, La storia della principessa splendente è il vertice di un’elaborazione stilistica maturata in una carriera eccellente, capace di fondere l’animazione dai larghi spazi bianchi già del precedente My Neighbors the Yamadas del 1999 con un disegno riconoscibilmente “Ghibli”. Il film soddisfa inoltre l’antico desiderio del regista di realizzare una “Heidi giapponese”: come la bambina elvetica di cui Takahata diresse la celebre serie televisiva, la Principessa Splendente vive sulle montagne e deve superare il rigore dell’educazione per l’ingresso nella buona società. Creatura magica dalla crescita prodigiosa, la Principessa è stregata da una canzone che parla del ciclo della vita e della struggente promessa di un ritorno, di cui la sua voce tradisce l’impossibilità.
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