Regia di Michael Powell, Emeric Pressburger vedi scheda film
In un tecnicolor reso ancor più splendente dal contrasto con le sequenze in bianco e nero (la fotografia è di Jack Cardiff) assistiamo alla lotta per la vita di un soldato inglese miracolosamente scampato a un incidente aereo e al suo amore per una bella americana. Il film offre due letture una fantastica e una realistica; il soldato è sopravvissuto a causa di un errore compiuto da un impiegato celeste e ora deve convincere una giuria di defunti che l'essersi innamorato dopo la sua mancata morte gli dà il diritto morale di vivere ancora o si tratta solo dell'allucinazione di un uomo che rischia di morire? Spiazzando le attese il regista ha usato il bianco e nero per l'oltretomba e un meraviglioso technicolor per la vita terrena; perché nella sua complessità, nei suoi contrasti affascinanti, nel bene e nel male la vita è pur sempre il luogo della magia e dell'amore. Il paradiso invece è descritto come il regno della legge, un luogo asettico, pacificato, orribilmente ordinato. Grazie alla splendida sceneggiatura e a un'uso originale del colore e dei chiaroscuri Powell ha realizzato un opera piena di fascino, spiritosa ma anche inquietante (la scala mobile verso il paradiso è terrificante). Originali ma a mio avviso meno riuscite sono le sequenze del processo.
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