Regia di Michael Powell, Emeric Pressburger vedi scheda film
Uno dei migliori film di Powell e Pressburger: deliziosa commedia fantastica con un'originale riflessione metafisica e una splendida realizzazione in sede più propriamente visiva. Alcuni lo presero come un film leggero e niente più, ma, se si va oltre la superficie, si troverà una storia per niente banale e con spunti e intuizioni molto adatti all'epoca in cui fu girata (non per nulla si era alla fine della Seconda Guerra Mondiale). Il tutto si risolve in un elogio dell'amore terreno, al di là delle differenze di nazionalità e razze, ma per giungere a questa conclusione i due registi imbastiscono una vicenda appassionante dove i generi si fondono con suprema abilità (fantasy, storia d'amore, suspence, perfino satira) e le invenzioni registiche sono ancora una volta di alto livello, soprattutto nella creazione dell'Aldilà, immaginato in un bianco e nero monocromatico che si oppone al vibrante Technicolor delle scene terrestri, e nella presentazione del tribunale celeste. Ottima recitazione di tutto il cast, sceneggiatura di ferro ed eccellente fotografia sono ulteriori attestati di qualità di un film che, partito da una richiesta delle autorità britanniche per un riavvicinamento con gli Stati Uniti, diviene un trionfo dell'immaginazione e delle virtù del linguaggio filmico, accogliendo perfino una riflessione sulla normalità e la follia e sui poteri di guarigione della scienza medica. E l'inquadratura in soggettiva della pupilla che si richiude è un tocco audacissimo che testimonia della sfrenata inventiva visuale di Michael Powell. Unica riserva: la parte del processo celeste condotta dal personaggio di Raymond Massey si trascina un po' per le lunghe e si perde in dialoghi che abbassano l'interesse dello spettatore, relativi al supposto conflitto fra americani e britannici. In definitiva, film come questi purtroppo non se ne fanno più, ed è un vero peccato.
Voto 9/10
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