Regia di Davide Marengo vedi scheda film
Lui è stanco della sfiducia nel mondo di lei. E vuole separarsi. Così assume un playboy che lo faccia cornuto e contento. Commedia d’ambito matrimoniale (rito intorno a cui, tra crisi, falsi movimenti e conservatorismi, si articola anche il lessico dei contemporanei Un matrimonio da favola e Ti sposo ma non troppo), Un fidanzato per mia moglie è il rifacimento dell’argentino Un novio para mi mujer. È dai tempi del pionieristico È già ieri, remake del cult Usa Ricomincio da capo, che il cinema popolare italiano - tra grandi pulizie nel reparto cinepanettoni e aperture alle notti prima degli esami del target giovanilistico - cerca un rinnovamento di temi e forme nell’import di modelli stranieri, da Benvenuti al sud/nord a I soliti idioti, sino a Una famiglia perfetta. Qui Marengo, con Francesco Piccolo alla sceneggiatura, maschera connotati di Milano in nome dell’universalità, segue pedissequamente il registro dell’originale, gioca su minimi cambiamenti, riduce a banali accensioni il suo senso per il sincretismo linguistico (nella sua carriera videoclip e doc) e definisce un orizzonte prettamente televisivo, borghese e riconciliato, come mercato comanda. Con il cameo della Bignardi a fare da manifesto d’intenti, Luca & Paolo, la brava Cucciari, Ale & Franz non riescono a donare un senso di coeso realismo psicologico alle loro figurine, modulando l’immagine tv di se stessi: il film rimane nel limbo tra l’enfasi teatrale dei capocomici e la pretesa di una commedia adulta.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta