Regia di Camille Delamarre vedi scheda film
Discreto intrattenimento targato Europa Corp., la casa di produzione di Luc Besson (in questo caso anche sceneggiatore) che da anni ormai è specializzata nella realizzazione di solidi action movies, dal Io vi troverò con Liam Neeson a From Paris with Love con John Travolta. In questo caso si lavora su un buon prodotto: Brick Mansions è infatti il remake di un interessante film del 2004, Banlieue 13, diretto da Pierre Morel e prodotto ancora da Besson, notevole più che per l'originalità della vicenda per la spettacolarità delle acrobazie del protagonista David Belle, inventore del Parkour, una disciplina che consiste nel superare ostacoli lungo un tragitto prefissato in modo acrobatico. Come il film di allora funzionava per il talento di Belle e per una regia e un montaggio adrenalinici che assecondavano l'incredibile agilità del giovane attore e acrobata francese, così anche Brick Mansions vive ancora dello spettacolo di Belle, qui relegato a coprotagonista accanto allo sfortunato Paul Walker (a cui è dedicato il film, l'ultimo prima dell'incidente mortale di fine novembre 2013) che effettivamente fatica a stare dietro alle performance di Belle che – vale la pena ricordarlo – non usa controfigure o aiutini col digitale. Insomma, Belle è un fenomeno e almeno la lunga sequenza di inseguimento iniziale, dove il francese ne combina di cotte e di crude, vale il prezzo del biglietto. Tanto spettacolo, tra inseguimenti vari, compreso uno in macchina che ricorda tanto Fast & Furious, e un pizzico di ironia per quanto riguarda il personaggio di Walker, efficace nel ruolo non originalissimo per lui del poliziotto infiltrato. Tutti elementi che rendono gradevole un film caratterizzato da ottime coreografie e in generale da una messinscena curata e funzionale a una vicenda concitata ed alta tensione. Altre cose funzionano meno: la storia, quella di un quartiere cintato e in mano alla delinquenza, ricorda nello spunto un po' il 1997: fuga da New York, ma il paragone si ferma qui. E nella trattazione dei personaggi così come nell'elaborazione delle svolte, Besson in diversi momenti sembra scrivere con la mano sinistra. La svolta sul finale con protagonista il temibile Tremaine Alexander (interpretato da un tamarrissimo RZA) è del tutto inverosimile e fa a pugni con almeno 80' di film, l’ambiguità dei mandanti dell'operazione in cui è coinvolto Paul Walker è tale per una manciata di minuti, e in generale sono troppe le svolte prevedibili. Non che da questo genere di film ci si aspetti chissà quale profondità, ma certo nella cura approssimativa di alcune situazioni chiave (tipo la bomba che viene agitata come spauracchio per un'ora abbondante e poi viene risolta in modo grossolano) la narrazione e la tenuta del film perdono smalto ed efficacia.
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