Regia di Bobby Roth vedi scheda film
Filmetto senza infamia e senza lode con il solito ingrediente del serial killer che questa volta prende di mira la mamma di una sua giovane vittima di una decina di anni prima, che “grazie” all’esperienza subita ha scelto di divenire scultrice forense, ricostruisce cioè i volti delle vittime partendo dal cranio rinvenuto. A differenza di tutte le mamme di vittime di serial killer che cadono nelle più buie depressioni fino alla totale apatia, questa è risoluta, determinata, analitica e pianificatrice, diciamo che il lutto traumatico lo ha superato piuttosto bene (credibile o meno che sia).
Un raro film in cui il ruolo delle donne non sia solo di comparse e protagoniste stupide e maschio dipendenti, che di fronte al pericolo si limitino a urlare ed attendere il salvatore maschio. Infatti oltre alla scultrice forense emerge nel corso della trama (che è mediocre ma dignitosa, con qualche pecca veniale) una precoce ragazzina, intelligente, sveglia ed assai autonoma per la sua età, ed un’amica della protagonista anch’essa operante nel ramo forense, una che sa il fatto suo. Decisamente un film in cui le donne padroneggiano la situazione più dei maschi, che pur cavandosela devono faticare per stare al passo.
Gli attori recitano con convinzione rendendo il film abbastanza credibile, elegantemente confezionato, senza particolari performance ed inventiva (non è mai brillante) ma godibile, di una mediocrità accettabile, si è visto di peggio nel genere. Il finale non è del tutto scontato come sembrerebbe.
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