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2 Autumns, 3 Winters

Regia di Sébastien Betbeder vedi scheda film

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La recensione su 2 Autumns, 3 Winters

di Kurtisonic
6 stelle

Qual è il segreto di un film che si rifà letteralmente agli schemi passati, formali e di contenuto di quella onda francese che cambiò il modo di fare cinema? Perché dopo quasi 40 anni ancora inchioda lo spettatore alla sedia e sembra che abbia ancora qualcosa  da dire? Se il bravo Ozon dimostra una certa fantasia nel riadattare e modernizzare la nouvelle vague, nel caso di S.Betbeder autore di 2 automnes 3 hivres ci cadiamo dentro nel più classico dei modi. Storie di uomini e di donne che diventano Histoire, la voce over che narra quanto le immagini raccontano un attimo dopo, la confessione dei protagonisti diretta in macchina rivolgendosi al pubblico, senza privarsi poi dell’excursus fuori porta, nel quale si descrive una geografia francese e dell’anima sempre in movimento a dispetto della staticità, del dialogo quasi fine a se stesso che connota anche questa vicenda. Eppure quella semplicità, quel tratto spontaneo, la velata malinconia e uno struggente sarcasmo sembra che si rivolgano  proprio a chi guarda, e che ancora una volta si lascia rapire. “I silenzi che mettono a disagio, perché sentiamo la necessità di chiacchierare di puttanate per sentirci a nostro agio?..(Mia Wallace  rivolta a Vincent Vega, Pulp fiction) Ecco il segreto di un film come questo, lasciarti per un attimo in silenzio, farti capire che si sta parlando di qualcosa che si conosce senza sentirsi a disagio, qualcosa che circola dentro il quotidiano delle persone alle prese con le puttanate di tutti i santi giorni, ed è ancora  da spiegare, che il detto e ri-detto fluente non pareggerà mai il pensiero, che  è l’elaborazione dentro la propria solitudine. 2 automnes è la storia frammentata di quattro vite che casualmente s’incrociano e che il destino metterà insieme e non sapremo mai fino a quando. Un gruppo di attori affiatati come veri amici interpretano Arman, Amelie, Benjamin e Katia, Le stagioni della vita sono l’autunno e l’inverno, il tempo della riflessione e della messa a prova dei legami, dei loro turbamenti. Quando i sentimenti sfuggono si stacca qualcosa di sé, qualcosa che va perduto e sembra dire il film che occorre ritrovare una posizione per osservarsi, per mettere in discussione la nuova persona che si diventa nell’amore e nel dolore, ma è già una parte che non ci appartiene più, in attesa di scoprire qualcosa di diverso, ancora una volta, in autunno naturalmente, poi in inverno per metterlo costantemente alla prova. Consueti riferimenti rhomeriani verso la pittura danno quel tocco lieve che non disdegna il riferimento letterario o  filosofico ma un paio di belle sequenze assolutamente visionarie restituiscono un candore sincero alla vicenda, a cui alla fine non ci si può sottrarre etichettandola banalmente. Sono proprio quelle divagazioni, il lavoro di costruzione del linguaggio da sembrare casuale, quella semplificazione dei gesti, tali da mettere in atto un flusso comunicativo in cui personaggi e spettatori interagiscono interiormente per creare quello spazio magico in cui una storia diventa la storia di ognuno. . 

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