Regia di Yu-Hsun Chen vedi scheda film
Zone Pro Site: The Moveable Feast è ilvincitore della dodicesima edizione dell’Asian Film Festival di Reggio Emilia, votato per la prima volta dalla giuria popolare, il pubblico, chiamato ad esprimere il proprio gradimento dopo ogni proiezione.
Il talento del cinema taiwanese Chen Yu –Hsun, autore del celebrato Tropical Fish (1995) e Al qinq lai le (1998), torna al cinema dopo 16 anni con una commedia pop coloratissima e dal ritmo travolgente. Zone Pro Site: The Moveable Feast è un film sul cibo e un omaggio alla tradizione culinaria taiwanese del banchetto all'aperto. Il titolo stesso ha nel gioco di parole una dichiarazione di intenti: Zone Pro Site infatti in taiwanese si pronuncia “zong pu shi” che più o meno assomiglia nella traduzione a “Masterchef”.
Di mastri cuochi nel film ce ne sono tre: Master Silly Mortal ( cuoco del Nord ), Ghost Head Master (cuoco del Centro ) e Master Fly Spirit (cuoco del Sud) i cui spiriti aleggiano nella cultura taiwanese elevando il cibo ad arte trascendentale, massima espressione della spiritualità dell’essere umano.
Wan è la figlia del deceduto Master Fly Spirit che invece di seguire le orme paterne rincorre con scarsi risultati la carriera di attrice e modella. Quando una bizzarra coppia di esattori le intima di pagare un debito del suo ragazzo opportunamente scomparso, decide di fuggire e raggiungere la sua matrigna, la travolgente Puffy, ex chef caduta in disgrazia ma animata da un cuore da showgirl.
L’occasione che si presenta alle due donne è la partecipazione al First National Catering Contest, una gara di cuochi che mette in palio un milione di dollari per il vincitore.
Zone pro site è una festa infinita nel quale il cibo assume la totale rilevanza nell’intreccio della storia. Cibo che letteralmente straborda dallo schermo per presentarsi nelle composizioni più fantasiose e variopinte. Cibo per gli occhi nell’esplosione caleidoscopica dei colori che connota questa fiaba dolce e divertente sospesa tra la commedia romantica, il musical e lo slapstick più funambolico.
Il grande pregio di Chen Yu –Hsun è proprio la capacità di fondere i generi cinematografici in un equilibrio spericolato, osando la farsa accostata all’introspezione emotiva, l’amore con la caratterizzazione grottesca dei personaggi, la tradizione alla più demenziale contemporaneità. Come i cuochi che nel film creano attraverso il cibo un legame spirituale con il passato e la cultura taiwanese, così il regista prende gli ingredienti del cinema tradizionale e lo impasta con riferimenti alla cinematografia occidentale, a volte come omaggio altre volte come sberleffo, per servire allo spettatore la sua personale interpretazione di un cinema moderno, vitale, sfrontato nella sua esibizione di una realtà cartoon ma denso di significati profondi e impeccabile nella realizzazione tecnica.
Ecco quindi che una ricetta per una salsa antica di 2.500 anni viene ricercata su internet; spiriti dei cuochi si muovono in lambretta in un omaggio pop a Sergio Leone; tutta la lunga parte finale del contest gastronomico è una divertita parodia dell’esaltazione parossistica del talent show contemporaneo. All’abbondante messe di idee si aggiunga tanta musica, tre nerd, un rubacuori, una manciata di caratteristi dalla faccia giusta e si avvertirà il gusto di questo banchetto mobile che si muove leggero e saporito dallo stomaco al cuore. Unico appunto: la lunghezza del film che rischia di diluire, soprattutto nel finale durante il contest, quanto di buono fatto fino a quel momento. Una sforbiciata di un quarto d'ora e un montaggio più serrato avrebbero giovato al film che resta comunque una gradevolissima sopresa giustamente premiata dal pubblico dell'Asian Film Festival.
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