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Sbatti il mostro in prima pagina

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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La recensione su Sbatti il mostro in prima pagina

di Donapinto
8 stelle

In un parco della periferia di Milano, viene rinvenuto il corpo senza vita di una quindicenne. Il cinico Giancarlo Bizanti (Gianmaria Volonte') caporedattore di un quotidiano borghese e conservatore finanziato da un ricco industriale, strumentalizza l'accaduto a fini elettorali, indirizzando le indagini verso un giovane militante della sinistra extraparlamentare semplicemente perché conosceva la vittima.                                                                                                                                                                                                             Pellicola tra le più politiche nella carriera del bravissimo regista milanese, che dirige quasi su commissione, in sostituzione di Sergio Donati, qui in veste di sceneggiatore. SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA, esce in un periodo di fortissimi fermenti politici e sociali, lotta di classe, paure di golpe militari e attentati esplosivi, infatti il film si apre con i funerali dell'editore Giangiacomo Feltrinelli. Film che attacca le istituzioni e una borghesia corrotta rappresentata da un quotidiano e che si schiera politicamente, non senza scadere talvolta in facile retorica. Ma tolto questo limite, Bellocchio oltre che descrivere la stagione degli anni di piombo italiani in maniera eccellente e senza sbavature, dirige un'opera attualissima, il mondo del giornalismo che convive con i poteri forti, strumentalizzando episodi a fini politici e stravolgendone la realtà. Straordinario Gianmaria Volonte', uno dei più grandi attori del nostro cinema, che qui incarna una borghesia corrotta che si fa portatrice di falsi valori. Un viscido e opportunista caporedattore, che a tratti ricorda il funzionario di polizia assassino di INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO. Nel film di Elio Petri era un individuo arrogante ed esibizionista, ma al tempo stesso frustrato e vulnerabile, rovinato dalla sua stessa megalomania e delirio di onnipotenza. Giancarlo Bizanti e' invece un individuo perfido e gelido, senza morale e senza sentimenti. Un autentico mercenario che non sbaglia una mossa. Si tratta anche di un film precursore. Il quotidiano di Bizanti si chiama "Il Giornale". Nulla a che vedere con quello fondato da Indro Montanelli due anni più tardi. Infatti lo stesso Bellocchio affermerà che il quotidiano in questione era "Il Corriere della sera", testata che ai tempi seguiva una linea più liberal-conservatrice. Con la nuova direzione, il quotidiano si spostera' politicamente a sinistra. Da lì l'abbandono di giornalisti quali Indro Montanelli e Mario Cervi e la conseguente fondazione di quel quotidiano che diventerà poi proprietà di Silvio Berlusconi. Fatta questa precisazione, probabilmente conosciuta ai più, l'opera di Bellocchio, seppur poco amata dallo stesso regista, la trovo uno dei suoi lavori più interessanti, che può competere anche con il suo futuro BUONGIORNO NOTTE. Finale amarissimo ed emblematico.

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