Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Film-cronaca con l'urgenza di mischiare documenti reali e fiction per coprire il buco della prossima edizione speciale.
L’informazione informa i fatti e non informa sui fatti. L’editore puro non esiste in senso legale ma nemmeno in quello morale. Le notizie vengono manipolate diventando strumenti di propaganda a seconda del momento storico. Il padrone di un giornale dovrebbero essere i suoi lettori ma il padrone del Giornale è il suo padrone con i suoi interessi elettorali e politici. La verità, quando non può essere usata come strumento per denigrare e accusare qualche nemico, non serve è un inutile e fastidioso problema di qualche giovane e ingenuo cronista. Quelli erano anni turbolenti , nei quali, per garantire il potere a chi già lo aveva bisognava colpire a destra e a manca cosi da squalificare sia i rossi che i neri , cosi che il lettore medio continui a votare il centro. Due vetri rotti diventano una sede di quotidiano distrutta e un fatto di cronaca nera deve diventare rossa grazie ad un indizio fortuito e una colpevolezza solo possibile e mai verificata. Diventa facile per un giornalista esperto come il nostro protagonista sfruttare la relazione troncata tra un comunista e una liceale borghese trovata uccisa per accusare il primo dell’omicidio della seconda. Il mostro è servito grazie ad una sua ex donna gelosa e rancorosa e ad alcuni frasi del diario della vittima. La macchina del fango è ormai avviata e il vero mostro, bidello malato e ossessionato dalla immagine santa e virginale della ragazza potrà servire in un momento storico successivo per coprire altre notizie. Il “quarto potere” di Bellocchio è un film a tesi che racconta con l’urgenza della cronaca in tempo quasi reale l’imperfezione della verità che cerca di ricostruire. Opera stringata e diretta che emana un odore di acque morte di un paese immobile pieno di refusi che non vuole correggersi. Il lettore borghese non deve sapere che la purezza della ragazza non è tale e che la libertà di scrivere non è mai libertà di pensare.
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