Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
E' una specie di studio sulla manipolazione dell'informazione e sulla strumentalizzazione di fatti di cronaca a fini politici, una tecnica che anche i giornali di oggi praticano come ieri e più di ieri. Se il giornale è ufficialmente schierato ciò avviene forse ancora di più, ma quella di sfruttare un omicidio o una disgrazia per screditare il nemico è una tentazione così allettante che quasi nessuno le resiste.
Benché la prospettiva di Bellocchio sia chiara sin dall'inizio (si vede subito che è un film di sinistra), devo dire che lo sviluppo non è banale o semplicistico, giusto per sbattere il messaggio in faccia allo spettatore. La situazione descritta dal film è infatti abbastanza complessa tra l'attivista sospettato, la politica, l'amante disperata... per rendere il discorso interessante e articolato. Lo scopo del direttore del giornale (un grande Volontè) è chiaro fin dall'inizio, tuttavia Bellocchio si astiene dai didascalismi e lascia parlare la matassa degli avvenimenti. Va anche detto che dirige bene in generale. Il regista però non resiste fino alla fine, quando fa pronunciare all'editore del giornale un discorsetto che condensa troppe spiegazioni e teorie esposte come in un volantino politico. Era meglio lasciare le cose com'erano, che il film restasse la cronaca di come un efferato omicidio possa essere sfruttato per fini politici, senza rimorsi, benché il condannato sia innocente e il vero colpevole sia noto. Inoltre, il discorso dell'editore cerca anche di estendere il caso del mostro, forzandolo, a tutta la situazione italiana tra politici, polizia e magistratura.
Ho trovata molto brava Laura Betti. Il suo ritratto di donna perdutamente innamorata di un uomo che la disprezza è molto sentito e forse più interessante di quello che doveva essere nelle intenzioni. Per il resto, credo abbia ragione il Mereghetti nell'affermare che la rappresentazione dei comunisti sia piuttosto sbiadita, mentre molto più efficace sia quella dei poliziotti di destra o del direttore del giornale.
E' anche un film che fa riflettere: l'iper-attivismo politico di quel periodo avrebbe presto condotto all'epoca del terrorismo e delle stragi, sicuramente il periodo più buio e tragico per l'Italia dal dopoguerra ad oggi. PS: il giovane capellone "missino" che fa il comizio della prima scena è Ignazio Larussa.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta