Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
"Sbatti il mostro in prima pagina", che Bellocchio ereditò in seconda battuta da Sergio Donati (l'autore della sceneggiatura) che avrebbe dovuto anche dirigerlo, è un'esemplare opera di denuncia (passato nelle mani di Bellocchio il film, la sceneggiatura fu "revisionata" e in gran parte riscritta da Goffredo Fofi) in cui viene messa alla berlina la grande stampa di informazione, capace (oggi come allora) di manipolare la realtà (insieme alla Tv) con la connivenza spesso illecita, della classe politica e i danni irreversibili che ne derivano.
Nelle vesti di capo redattore di un quotidiano di destra, Gian Maria Volontè (straordinario ed istrionico protagonista) si trasforma così nell'esecutore materiale di un processo mediatico nei confronti di un militante della sinistra extaparlamentare, accusato dell'omicidio a sfondo sessuale di una studentessa nella Milano post bomba di Piazza Fontana e dopo i funerali di Feltrinelli (nell'utilizzo del materiale di repertorio, nei comizi dell'MSI si nota un giovane, ma già allora esagitato Ignazio La Russa).
Un'accusa che si rivelerà infondata, ma che ovviamente e come sempre accade, sortirà l'effetto desiderato di screditare un'intera area politica agli occhi della pubblica opinione.
Ne faranno le spese, oltre al giovane extraparlamentare, un troppo ingenuo giornalista e una stravagante bohémienne convinta a tradire il proprio amante.
Insieme a Volontè - presenza fondamentale e luciferina con al suo attivo la memorabile scena in cui fa l'analisi semiologica dei titoli degli articoli, da ricordare le altrettanto buone prove si Laura Betti, Fabio Garriba, Carla Tatò, John Steiner, Jacques Herlin e Corrado Solari
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