Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
"Non sempre colui che si chiama direttore dirige veramente qualcosa..."
Nella Milano dei primi anni '70, quella periodo cupo noto come gli anni di piombo, presso la redazione del quotidiano di destra Il Giornale, il capo redattore Giancarlo Bizanti (uno straripante Gian Maria Volonté), su specifica volontà del socio di maggioranza (un mellifluo John Steiner), segue di persona gli sviluppi di un omicidio a sfondo sessuale di cui è rimasta vittima una studentessa. Il fine è quello di strumentalizzare quel fatto di cronaca nera per addossare colpe alla rivale sinistra danneggiando i suoi esponenti politici.
Nasce uno scandalo mediatico orchestrato alla perfezione, e la ricerca del colpevole si scatena su un militante di sinistra sa i modi sgradevoli, che diviene il responsabile a prescindere dal vero processo, sortendo l'effetto di screditare i movimenti di sinistra.
Quando lo scaltro Bizanti viene messo al corrente del vero responsabile dell'assassinio, questi arriverà a ricattare quel sempliciotto e mitomane vero assassino, insabbiando l'indagine, ormai data per conclusa e facendo in modo che il vero colpevole, dalla personalità bonaria e dall'impegno politico praticamente senza alcuna presa di posizione, la faccia franca. Da un soggetto di Sergio Donati, rielaborato per il cinema dallo stesso assieme a Goffredo Fofi, Marco Bellocchio chiamato a dirigere l'opera dopo il ripensamento di Donati, realizza uno sferzante film politico che ironizza e fa satira sulla implacabile ingerenza della tentacolare politica anche addentro ai contesti più crudi della cronaca nera, nel tentativo di strumentalizzare la credulità delle masse e manipolare così l'opinione pubblica per distorcere astutamente certe verità, creando i presupposti per cercare di influenzare gli incerti e le menti più condizionabili a cambiare schieramento politico, a vantaggio di una prossima consultazione popolare di voto.
La vicenda, ispirata da un reale fatto di cronaca nera occorso in quella calda metà degli anni '70, si struttura come un poliziesco dai tratti vividi e platealmente grotteschi, ravvivati da un istrionico Gian Maria Volonté che tratteggia i contorni forse improbabili e certamente sopra le righe, ma gustosissimi, di un abile affabulatore al soldo di certi biechi capitalisti.
Bizanti diventa fautore di una brillante ma anche esilarante indagine che ha l'ardire di scegliersi sfacciatamente il colpevole designato a proprio uso e consumo, per poi di proteggere e coprire il vero responsabile, non appena si scopre la banale verità che ha generato il misfatto. Una motivazione ufficiale banale quanto inutile, che non gioverebbe ad alcun inciucio politico necessario per il buon esito delle probabilmente imminenti elezioni politiche.
Il film ha un incipit di fuoco, ora più che mai, aprendosi con le immagini vere tratte dalle riprese di un comizio organizzato dal movimento anticomunista "Maggioranza silenziosa", che vede tra i principali oratori ed esponenti un giovane Ignazio La Russa, attuale seconda carica dello Stato.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta