Regia di Carlo Ausino vedi scheda film
Torino, quartieri poveri. Un uomo - Tony - si ritrova senza volere ad assistere al rapimento di un bambino; ne esce indenne ed è anche l'unico ad aver visto in faccia uno dei rapitori. Ma la polizia non sembra volerlo aiutare: Tony dovrà agire da solo.
Mettiamolo subito in chiaro: Tony, l'altra faccia della Torino violenta non c'entra nulla con Torino violenta, diretto dallo stesso regista due anni prima e con il quale pure condivide buona parte del cast tecnico e il medesimo protagonista, Emanuel Cannarsa. Non particolarmente espressivo, Cannarsa è comunque la punta di diamante fra tanti attori semiimprovvisati e totalmente anonimi; almeno nel (presupposto) primo capitolo c'era George Hilton: qui Cannarsa è il divo. Nonostante le musiche di Stelvio Cipriani e il montaggio di Eugenio Alabiso, questa pellicola fa acqua da tutte le parti, sia dal punto di vista della resa estetica che - soprattutto - da quello dei contenuti; la cosa impensabile in tutto ciò è che sulla sceneggiatura, a fianco del nome del regista, c'è quello di Luciano Vincenzoni. Una realizzazione misera e sciatta caratterizza questa che è la quarta delle sei regie (in una quindicini di anni) di Carlo Ausino, che come di sua abitudine si occupa anche della fotografia; Torino, nonostante il titolo, compare ben poco e anche l'azione, che dovrebbe essere al centro del film, scarseggia (il pathos del rallentatore nella scena madre del rapimento lascia intendere parecchio sui metodi dozzinali del regista). D'altronde siamo nel 1980 e il poliziottesco ha già dato quel che poteva dare; di storie di eroi/antieroi metropolitani il nostro cinema era ormai ben sazio. 1,5/10.
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