Regia di Stefano Calvagna vedi scheda film
Prosegue il tentativo di Stefano Calvagna di scandagliare il tessuto sociale e urbano di Roma, anche marginale, restando lontano dalle visioni più stereotipate della metropoli. Come in questo nuovo lavoro, uscito in sala poche settimane dopo il suo horror Multiplex, girato però due anni fa e rimasto a lungo bloccato. Il villain di turno, interpretato da un inedito Maurizio Mattioli, è un ambiguo produttore cinematografico a cui il protagonista (interpretato dal vero campione di kickboxing Claudio Del Falco) dà la caccia per vendicare la morte dell’amata compagna. Il regista romano si sente sempre più interprete - qui è anche attore - d’una Capitale periferica, malavitosa, fatta di locali squallidi e poliziotti corrotti. Certe atmosfere sono pure suggestive (grazie anche a due canzoni veramente perfette di Franco Califano), alcune soluzioni interessanti (la ripresa dal basso nel cimitero), altre scorciatoie invece inutili (la velocizzazione dei veicoli sulle strade). Il problema centrale del film sta però in una sceneggiatura zoppicante con battute involontariamente ridicole («Con te ce faccio il sushi gay»; «Ormai qui di comunista c'è rimasta solo via Palmiro Togliatti»; «Reggo l’alcol meglio del nonno di Heidi») quando non proprio errate (il commissario di polizia che dice di voler far analizzare un reperto dal Ris...). E il low budget non c’entra.
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