Regia di Michael Bay vedi scheda film
Capitolo numero quattro per i “Transformers”, un po’ sequel, gli eventi accadono cinque anni dopo quanto successo nell’episodio precedente, un po’ reboot, visto che il cast è stato per la prima volta completamente rinnovato, con sempre Michael Bay a sovraintendere il tutto.
Questo ricambio non ha però portato una ventata di aria fresca, anzi, sotto il punto di vista umano le cose peggiorano parecchio e se gli incassi avvicinano il record della saga (più di 1,1 miliardi di dollari), l’apprezzamento generale pare in declino (anche su FilmTv.it ha la media voto peggiore dei quattro).
Mentre la CIA da la caccia ai pochi Transformers sopravvissuti, l’inventore Cade (Mark Wahlberg) trova un vecchio camion che si rivela presto essere Optimus Prime.
Per questa sua scoperta viene braccato insieme a sua figlia (Nicola Peltz) ed il di lei ragazzo (Jack Reynor) e mentre gli Autobot si riuniscono, ben tre diversi pericoli minacciano l’umanità, tra chi proviene da altri pianeti e chi invece è spinto dall’avidità più tipicamente umana.
Arrivato al quarto titolo sui “Transformers”, Michael Bay esagera, ancora più del solito, risultando praticamente smodato, a partire dall’eccessiva durata che fa in tal senso segnare un (controproducente) record.
Addirittura tre differenti “avversità” si frappongono, e si sormontano, a turno, sulla strada verso la salvezza dei “nuovi” protagonisti, la questione si fa ancora più seriosa del solito, ma soprattutto non vi era l’esigenza di appesantire ulteriormente il contesto, tanto più se si considera che la trama diviene così ancora più macchinosa palesando tutti i limiti del caso nei caratteri in gioco così come nelle azioni che si dipanano.
Anche tecnicamente, a parte le lamiere che si contorcono, non ci sono particolarità che colpiscono l’attenzione, l’unica variazione apprezzabile deriva dalla trasferta cinese e da una manciata di combattimenti/inseguimenti tra gli esseri umani (insomma, non proprio l’essenza della saga fin qui).
Anche la rivoluzione nel cast fa segnare solo variazioni negative; Mark Wahlberg è un uomo d’azione, ma più abituato ad essere protagonista piuttosto che relegato se non in secondo piano non proprio in posizione da star assoluta, Nicola Peltz perde il confronto con tutte le bellezze precedenti, Jack Reynor non lascia traccia alcuna, solo Stanley Tucci, anche se ci mette tempo, ed in parte BingBing Li, che ad ogni modo avrebbe potuto fare assai di più, ravvivano un po’ il contesto.
Chiaro che su tutti loro pesino personaggi standardizzati e sacrificati, così come tutto il film pare avere qualche ambizione descrittiva in più dei precedenti, ma poi finisce velocemente male in arnese (già il prologo promette bene, con una diversa rivisitazione dell’estinzione dei dinosauri, ma chiude il tutto con un’asperità incredibile) precipitando più volte fino al classico finale che rimanda tutti ad un sicuro quinto capitolo.
Sperando in qualcosa di meglio.
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