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Saxofone

Regia di Renato Pozzetto vedi scheda film

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La recensione su Saxofone

di maso
6 stelle

Pozzetto nella piena del successo decise di realizzare un film tutto suo con la collaborazione di Jannacci e Beppe Viola per la stesura del soggetto e la storica compagnia di cabarettisti del Derby ad interpretare la folta squadra di personaggi che ruotano intorno al suo, ci sono proprio tutti: Porcaro in un doppio ruolo, Boldi pugile scarso, Abatantuono interronato come al solito e juventino in rodaggio pre eccezziunale, Andreasi dentista esperto di erezioni, Cochi prete investito e Teocoli tennista snob imborghesito.

Ma il pezzo forte è ovviamente Saxofone, il sassofonista vagabondo dallo spirito libero che girovaga con il suo ottone in una Milano surreale e incontra per caso l'annoiata Fiorenza, donna borghese sposata con un tennista dandy che rimane ammaliata dal suo stile di vita sganciato da ogni regola. 

Ne è venuto fuori un film leggero e treasognato dall'atmosfera surreale, cadenzato come uno sketch di cabaret, anzi....come una serie di sketch legati dal filo conduttore della love story fra la Fiorenza e Saxofone che fa fatica a concretizzarsi.

La regia è molto scolastica perchè chi se ne è occupato è un attore ma la Milano di fine anni settanta rappresenta un palcoscenico a cielo aperto adattissimo per ambientare questa favola urbana dai toni romantici, Pozzetto la sfruttò al meglio e qualche vignetta sprigiona un sorriso sincero come quella del juke box umano con il ballerino un po' ciccione che si esibisce sotto gli occhi dei passanti, simpatica anche quella della pesca subaquea in piscina con il gommone mentre sembra preso da Bunuel i'alterco domestico fra Bruno e Fiorenza incorniciati in un teatro.

La cosa migliore è per me la prova di Mariangela Melato nel ruolo di Fiorenza, un'attrice che non ho mai apprezzato ne per l'aspetto ne per l'istrionismo troppo sparato ma qui è molto sexy, abbronzatissima e con un taglio di capelli davvero in anticipo sui tempi per l'epoca, per una volta recita molto misurata nell'espressioni e si lascia andare solo quando mostra spudoratamente un pacchetto di Merit, almeno un paio di volte.

Dopo mille peripezie c'è la sorpresa finale un po' amara ma leale.

 

 La scena del juke box ambulante

 

 

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