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Saxofone

Regia di Renato Pozzetto vedi scheda film

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La recensione su Saxofone

di hallorann
7 stelle

Renato Pozzetto è stato uno dei comici più popolari del cinema italiano. Negli anni settanta la sua popolarità è legata all’amico e altrettanto bravo comico Cochi Ponzoni, Cochi e Renato, un duo nato sulle tavole del tempio milanese del cabaret quale era il DERBY, affermatisi poi in televisione con alcune trasmissioni storiche e tuttora innovative, costruite intorno alla loro comicità nonsense, surreale e aliena. Un capitolo a parte meriterebbero le incursioni nella musica. Renato a metà anni settanta prende la via del cinema, Cochi pure (con molta meno fortuna) e quella del teatro. Renato di destra (non ha mai nascosto le sue simpatie per Formigoni), Cochi di sinistra. Riunitisi a fine anni novanta con la serie e il disco NEBBIA IN VAL PADANA, pochi anni fa con maggiore convinzione sono tornati in teatro con qualche fortunata capatina in Tv. L’amicizia tra i due non si è mai interrotta. Nel 1978 Pozzetto macina un film dopo l’altro, un successo dietro l’altro (per altri dieci anni circa), ed ecco che il produttore Achille Manzotti lo fa esordire alla regia. Il copione lo scrivono lui, Cochi e i grandi Enzo Jannacci e Beppe Viola: le anime del Derby, i mecenate non solo di loro ma di tutto un mondo riconducibile a certi umori e umorismi meneghini. SAXOFONE è il Pozzetto migliore (insieme a LA PATATA BOLLENTE e DA GRANDE) che conosciamo: svagato, simpatico, impacciato, si aggira per una Milano che pare un piccolo centro di provincia fatta di personaggi e situazioni bizzarre.

Il suo nome è Sax suona il sassofono che porta dentro una grande custodia, incontra un frate (Cochi) che lo battezza con un innaffiatoio, ascolta la sua predica e duetta all’organo poi gli muore davanti investito da una bella signora borghese annoiata (Mariangela Melato) sposata con un antipatico salumiere tennista (Teo Teocoli). La donna comincia a seguire Sax che le fa conoscere una serie di assurdi personaggi tra i quali Cricca, un capofficina bambino (Giacomo Pozzetto), poi un intellettualoide (un esilarante Diego Abatantuono alla prima del terrunciello) “è tutto sotto metafora” che “spiega le cose alla gente” citando Gaber e scimmiottando i marxisti del tempo. Lei si innamora di Sax e del suo singolare modo di vivere, ma alla fine farà un’altrettanto singolare sorpresa. SAXOFONE è tutto giocato sullo humour del Derby e sulla filosofia di vita di Sax artista barbone. Il film però è anche una favola buffa e stralunata in cui i bambini sono responsabili (interpretati brillantemente dai figli di Pozzetto, Francesca e Giacomo) e gli adulti scorbutici, affaristi e insensibili. Quest’opera prima non va presa troppo sul serio, si lascia vedere col sorriso tra le labbra e mette di buonumore come quando Sax suona il motivetto orecchiabile composto da Jannacci. Spassose le apparizioni di Massimo Boldi, Felice Andreasi e alcune scene come “la pipì che scappa” e il ciccione che danza leggero come una piuma in strada e in piscina.

 

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