Regia di Malcolm D. Lee vedi scheda film
Sono passati 15 anni da The Best Man, esordio di Malcolm D. Lee (cugino di Spike e responsabile di commedie e parodie con cast e target soprattutto afroamericano, come Soul Men e Scary Movie 5), un Grande freddo con aperture mélo, comicità bassa e graffi satirici sull’arrivismo yuppie e la cultura nera. Un prologo ci racconta quel che è stato, come fosse un riassunto delle puntate precedenti, poi viene quel che è. A casa di Lance, idolo del football americano a un passo dal ritiro, e di sua moglie Mia. Che, per festeggiare il Natale (e curare ferite mai rimarginate), invita gli amici di un tempo, nonostante gli antichi dissidi. S’incontrano uomini e donne, gli amici e gli amanti che furono, nuovi compagni, prole al seguito, e si scontrano ricordi e aspettative, perbenismo e rimossi piccanti, edonismo e responsabilità genitoriale.?E, infine, la vita e la morte. Tragicommedia natalizia afroamericana distribuita in tempo per sciogliersi al sole dell’estate mediterranea (chapeau!), ripropone la formula dell’originale e passa dalla pochadesca farsa degli equivoci (ed è un nobile eufemismo) a un sapiente mix di generi da mero ricatto emotivo: tra discorsi su peni neri, canne e spogliarelli, ci sono bambini che piangono e sorridono mentre il cancer movie e il film sportivo si ritrovano abbarbicati nell’ascesa dello stesso climax, in un’estorsione sentimentale che dovrebbe essere illegale. Tutto semplice e superficiale, facile facile, pavloviano. Costato 17 milioni di dollari, ne ha incassati, in Usa, 71.
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