Regia di Oleg Stepchenko vedi scheda film
Cacciato dalla casa del sucero senza troppi complimenti e lasciata la sua bella in dolce attesa, il cartografo di sua maestà Jonathan Green intraprende un lungo viaggio a bordo della sua avveniristica carrozza-studio verso una desolata regione boschiva della remota nazione ucraina. Coinvolto dagli abitanti di un piccolo villaggio nei giochi di potere che contrappongono i notabili del luogo, dovrà mettere a frutto le sue competenze tecniche e le sue abilità investigative per venire a capo di una misteriosa leggenda che riguarda il giovane filosofo Chomà Brut, una chiesa maledetta e sconsacrata ed un mostro terrigno della tradizione popolare chiamato Vij.
Dal racconto morale di Nikolai Vasilievich Gogol ad una versione riveduta e corretta in chiave positivista che mira ad intrattenere con le mirabolanti e rocambolesche avventure di uno cartografo anglofono in trasferta ucraina pronto a salvare una innocente fanciulla dall'ingiusto sacrificio di un crudele Auto da Fè, confutando le manipolazioni di un viscido chierico (anzi due) e le subdole mistificazioni del potere fondate sulla credulità popolare. Tutto questo e anche di più stanno dentro alla fastosa confezione di questa coproduzione Russo-Ceco-Sino-Tedesca di 26 milioni di budget che tra citazioni quasi fedeli della storia originale ed una rutilante dark novel a base di avventure picaresche e strabilianti effetti speciali in computer grafica contamina la tradizione allegorica del cinema russo con la vocazione spettacolare del fantasy americano alla Sleepy Hollow piuttosto che le avventure di un immaginario Wuxia alla Detective Dee.
Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma (2011): Andy Lau
Viy 3D (2014): Jason Flemyng
Pur nella ipertrofia di un racconto che si dilunga nelle due ore abbondanti del montaggio (146' nella versione originale) e non ostante un plot che finisce per accumulare più spunti narrativi di quelli che è effettivamente in grado di gestire, è un action-thriller-adventure dove la storia originale è solo un pretesto su cui costruire la divertita pantomima di uno scontro di civiltà e dove l'impianto visivo di panorami mozzafiato e le cupe magioni di una enclave medievale nel cuore pulsante del secolo dei lumi gli conferiscono il giusto interesse che si dovrebbe riservare ad un prodotto che intrattiene con intelligenza e senza avere grosse pretese artistiche o intellettuali. Osteggiato in patria da una critica che lo ha ritenuto troppo raffinato per un target popolare e troppo elementare per un pubblico colto, è un film che si distanzia nettamente dal suo modello di riferimento (tanto il racconto che la sua interessante riduzione cinematografica del 1967) e che, al netto della decostruzione del racconto fantastico , mantiene le contorte ambizoni dell'avidità e della crudeltà umane quale motore narrativo di una storia che piuttosto che all'orrore ed alla mitologia trans-carpatica punta al thriller avventuroso dall inevitabile finale edificante: nella eterna lotta tra bene e male, tra verità è apparenza, tra fede e scienza a spuntarla alla fine sembra quindi la indissolubile fede nella scienza che scopre l'inganno del potere e restituisce giustizia alle vittime ed alla loro memoria, in un curioso gioco che tira in ballo la gravità di un crocefisso che si schianta al suolo e di una spinta idrostatica che ne sospinge un altro verso la superficie. Nell'immancabile epilogo a lieto fine poi, le divertenti riproduzioni rudimentali che omaggio una macchina volante di Leonardo ed una anacronistica versione della famigerata invenzione dei fratelli Lumiere di due secoli successiva (indovinate quale?). Cast prevalentemente autoctono tranne che per la parte principale affidata al bravo attore britannico Jason Flemyng che sembra aver vinto una nutrita concorrenza di star del cinema europeo e americano.
Viy 3D (2014): Una scena del film
Strabiliante successo al botteghino con altri due sequel in programma.
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