Regia di Cecil B. DeMille vedi scheda film
Stento a credere come il pubblico di sessant’anni fa potesse prendere seriamente un film del genere. Forse siamo troppo snob noi altri, ma è evidente la totale, abbagliante assurdità dell’opera dell’eccessivo e debordante Cecil B. DeMille (“Eccomi, DeMille, sono pronta per il mio primo piano”). Puntellata da un’interminabile ouverture iniziale (per dare il tempo al pubblico di accomodarsi) e da una musica d’uscita, è la trasposizione filmica della storia biblica del buono e valoroso Sansone e della spregiudicata Dalila, romanzata alla grande per accontentare i gusti più disparati e priva di qualunque serietà. DeMille conosce i suoi polli e infarcisce il film di cosce nude, muscoli in evidenza, allusioni sessuali neanche troppo velate, scenografie imponenti, ambienti esotici e chi più ne ha più ne metta, costruendo una sublime e costosissima baracconata faranoica che riesce nell’ardua impresa di andare oltre i confini del kitsch, con dialoghi a dir poco imbarazzanti.
Datato sicuramente, eppure implacabilmente divertente nella sua più involontaria comicità, val la pena di vederlo se non altro per capire quanto eravamo più ingenui e disponibili a giocattoloni sciocchi ma con un’idea di cinema (discutibile, ma comunque un’idea) dietro che non è soltanto meretrice. Il guascone Victor Mature ci mette del suo per rendere l’operazione ancora più incredibile ed è inutile dire come se lo mangi in sol boccone il gigionissimo George Sanders. La leggendaria Angela Lansbury uccisa da una lancia è una scena che lascia senza parole. Oscar alle scene e ai costumi (scandalosi per l’epoca) a cui misero mano le grandissime Edith Head (otto Oscar) e Dorothy Jeakins (tre Oscar).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta