Regia di Joseph H. Lewis vedi scheda film
Avevo iniziata la visione del film (sarà la quinta o la sesta, senza tenere conto delle moltissime volte che ho visti dei frammenti) con l'intenzione di assolvere definitivamente l'imputata Annie Laurie Starr (la "sanguinaria" del titolo italiano, ottimamente interpretata da Peggy Cummins) dalla accusa a lei rivolta di essere una poco di buono.
Discorsi da sbirri!
Iniziamo dall'inizio, quando un ragazzino tenta di rubare un'arma infrangendo una vetrina in una notte piovosa, ma viene scoperto da una guardia.
E' così che il film ci presenta Bart, l'altro personaggio principale del film, un uomo ossessionato dalle armi. Con un'arma in pugno, si sente qualcuno, ma l'amore per le armi contrasta con la sua repulsione ad uccidere. Scoprì molto presto l'effetto terribile che può avere un colpo di carabina, fin da quando, appena bambino, uccise un pulcino e rimase sconvolto per l'atto compiuto.
Certo dev'essere una condanna terribile identificarsi in maniera così intensa con un tiratore, ed allo stesso tempo avere una simile coscienza di ciò che potrebbe accadere nel caso la passione che lo anima fosse diretta malamente.
Il solito contrasto tra coscienza inferiore e coscienza superiore, tra identità sociale ed esistenziale, origine di così tanti malesseri psichici specie se non si possiedono i mezzi per capirla.
Il dramma lo illustra chiaramente Bart davanti al giudice che deve giudicarlo per il furto:
"Loro mi avevano levato la mia [pistola], ed io ne volevo una ad ogni costo."
Giudice: "Ma perchè?"
"Perchè, come dice mia sorella, sparare è l'unica cosa che so fare, è la sola cosa che mi piace, è quel che voglio fare da grande"
"Vuoi dire che non vuoi fare altro in vita tua se non sparare?"
"Mi piace sparare, signore, non lo so perchè, ma sto bene solo quando sparo, mi sento bene dentro, come se fossi qualcuno".
Viene spedito in riformatorio, e dopo essere stato anche sotto le armi, torna al paese natale ormai adulto (ora, smesse le sembianze di un ancora sconosciuto Russ Tamblyn, con quelle di John Dall).
Con due amici va alla fiera di passaggio nella cittadina, ed è qui che Laurie Starr (una meravigliosa Peggy Cummins, a metà tra una bambina e una folle col cognome della celebre fuorilegge del West) lo lega a sè per sempre, in una delle più belle scene del film: entra in campo sparando, poi si ferma ed osserva il pubblico, tra il quale un John Dall ammiratissimo che si protende sorridente in avanti, dimentico perfino di essere lì in pubblico; e lei lo conquista sparandogli un colpo a salve.
Amore a prima vista!
Guarda la dichiarazione d'amore:
http://3.bp.blogspot.com/_U0TbnTuyjn8/TGOc9jj7x8I/AAAAAAAAAKg/LxDxur_icEs/s1600/CumminsGun.jpg
"Amore" che si consolida quando il capo della fiera invita qualcuno a misurarsi con Laurie in una gara di tiro. Bart si fa timidamente avanti, spinto dai suoi due amici, e il dialogo fra i due è di sfida e d'amore al tempo stesso.
Tra le prove previste, c'è l'indossamento di una corona di"fiammiferi" da accendersi a revolverate, e lei così tenta di intimidirlo (vale a dire gli parla d'amore):
"Ho quasi ucciso un uomo, una volta... ho sparato troppo basso!"
Bart vince la sfida ma non accetta l'anello che la ragazza aveva messo fra la posta in gioco:
"Io...credo che a lei stia molto meglio."
e le mette praticamente già l'anello al dito!
Assunto come tiratore nella fiera, Bart suscita le gelosie del padrone, e fugge con la ragazza iniziando così la loro avventura. I pochi soldi finiscono presto sperperati, e i due si ritrovano in cattive acque.
Laurie: "Te l'ho detto che non sono buona... mica scherzavo, sai! Sono stata presa a calci tutta la vita, d'ora in avanti voglio essere io a tirarli (...), non voglio più avere paura della vita".
Alla fine Bart si convince, messo alle strette dalla ragazza che minaccia di lasciarlo, di darsi alle rapine.
Credo che il vero legame fra i due sia sancito dalla grande somiglianza nei propositi, sia pure a un diverso grado di intensità, di vivere nell'unico modo che conoscono, che li fa sentire vivi - sparando. Entrambi sono reietti, si sentono esclusi, tra i due varia solo il grado di intensità della separazione dalla società ... Insomma, Bart sente di essere un tiratore, l'identificazione con le armi è troppo profonda in lui perchè riesca a contrastarla, in questo senso rimarrebbe solo, senza una compagna simile a lui. Anche se questa ha un grado di distruttività maggiore, in fondo condividono lo stesso destino di solitudine. Mettersi a lavorare "onestamente" non credo sarebbe loro possibile (non per lei, almeno) perchè le loro premesse interiori (ben consolidate dalla società) li condannerebbe a sofferenze psicologiche estreme. Ecco, forse avrebbero entrambi bisogno di un buon psicologo, ma lo psicologo stesso è facile che tenterebbe di adattare i due "reietti" alla "giusta" vita sociale, dimenticandosi forse che la differenza tra Laurie e Bart e il resto della società - del novanta per cento della società - è solo di grado ma non di sostanza.
E' come dice Goethe:
"Solo quando canto, la vita torna ad esser vita".
Per loro, vivere sembrerebbe corrispondere a "sparare", stare fuori dai confini dai quali sono banditi.
Se la passione per le armi porta Bart a rubare in quella notte piovosa, furto che gli costa il riformatorio, la condanna del giudice sancisce il suo disconoscimento. Capisco che sia difficile "capire" un simile atteggiamento verso la vita, e che il giudice si senta costretto "per il suo bene (di Bart) e quello della società" ad agire così, ma sta di fatto che la passione che fa sentire vivo Bart è proprio la stessa che ne determina l'allontanamento da una vita sociale normale, e che una maggiore comprensione forse avrebbe fatto svanire nel nulla la passione per le armi se adeguatamente sostitutita o almeno ben indirizzata.
E' vero che Bart, come dimostra in tutto il film, ha maggiori possibilità di integrazione, ma è pur vero che segue la ragazza nelle sue imprese, e la minaccia di essere lasciato mi sembra troppo debole per attribuire a lei la colpa della sua sbandata. Del resto, il fatto che la segua sotto l'effetto di questa minaccia, sembrebbe anche testimoniare la paura della solitudine probabilmente in attesa anche se integrato. Integrato con che? Mi domando che tipo di lavoro avrebbe potuto fare con le armi, forse il maestro di tiro...o il fenomeno da baraccone... non vedo molte possibilità. La passione per le armi è così forte che non si può pensare - come soluzione definitiva - che possa rimanere solo un hobby.
Non è colpa del giudice, è la società intera che porta a una distinzione manicheista tra bene e male. Non che non esistano bene e male date determinate premesse condivise, ma un conto è riconoscere ciò che è bene da ciò che è male e alle volte si può fare con chiarezza, altra cosa è avere adeguati strumenti di riconoscimento di ciò che accade per davvero a livello sottile, psicologico. Il semplice riconoscere che una cosa sia "male" non sottintende l'averne capito il funzionamento o l'origine.
L'ambiguità dell'uso di un'arma e la lotta interiore di Bart vengono magistralmente mostrati nella scena in cui sta per sparare alla macchina dei poliziotti che l'inseguono: sollecitato a sparare da Laurie, si rende conto di quello che sta per fare ed abbassa il tiro ad una gomma degli inseguitori. Saputo che gli inseguitori sono stati colpiti, la ragazza sorride compiaciuta sadicamente.
Ecco un botta e risposta fra i due:
Bart: "...prima che io diventassi un delinquente"
Laurie: "E cioè prima di incontrare me".
"(...)Tu sei l'unica cosa vera, Laurie. Tutto il resto è un incubo"
Progettano, sempre su insistenza di lei, l'ultimo colpo: Laurie si fa assumere come impiegata in un ufficio, aspettando il momento buono in cui agire insieme.
Miss Sifert (Anne O'Neal), una vecchiarda abbastanza acida, è la sua capufficio, che la rimprovera per l'abbigliamento.
"Non le pare di vestire in un modo un pò sfacciato? (...) Domani spero di vederla con la gonna".
Il colpo viene portato a termine, ma proprio miss Sifert riesce a dare l'allarme, fatto che le costa due colpi di pistola da parte di Laurie che certo non è tipa da accettare il seppur minimo rimprovero, ed elimina anche una guardia all'insaputa di Bart intento a guidare.
Trovo particolarmente riuscita la scena dell'uccisione di miss Sifert, viene colto in pieno il carattere di ribellione coatta che domina Laurie. Con tipi del genere non c'è niente da fare, una volta raggiunto quel livello di re-azione diventa praticamente impossibile non solo imporgli qualcosa, ma perfino che se lo impongano da soli qualora volessero. L'idea che con la sola buona volontà si possano ottenere sempre e comunque dei risultati la trovo sbagliata, occorrono dei mezzi che saranno poi supportati dalla volontà.
Figurarsi cosa deve aver provato Laurie nel rispondere alla "normale" miss Sifert, con trentatre anni di onesto e onorato impiego in quell'ufficio, un semplice
"Si, miss Sifert".
Una delle cose che mi hanno sempre dato da pensare, è che riuscire a cogliere la parte sofferente di una assassina come Laurie (la chiamo "assassina" per convenzione) è impresa ardua e richiede una capacità di visione profonda, della quale al mondo saranno capaci si e no uno zero virgola uno per cento delle persone.
Ricordo un documentario sulla pena di morte, una specie di scorribanda di assassini a piede libero. Tra i sostenitori, mi colpì la risposta di una donna al ricordo di una signora uccisa anni prima "secondo legge" e che risultò poi essere innocente. rispose, più o meno:
"E' normale che qualche errore possa accadere".
Secondo questa assassina a piede libero fa parte del giusto sistema della pena capitale commettere qualche errore, niente al mondo è perfetto... L'assassina Laurie è ben più ammirevole!
Per il resto, si vive a livelli superficiali di semplici re-azioni, si percepisce il livello superficiale e lì ci si ferma. Se si riesce a sospendere il giudizio su una persona come Laurie, e ci si sofferma sulla sua struttura caratteriale, è facile riuscire a vedere che non ha vie di scampo e che alla fine è ciò che le è permesso di essere. E, sempre da questa ottica, parole normali come quelle che miss Sifert le rivolge possono essere lette come inconsapevoli stilettate.
Forse la scena più intensa del film è quella in cui i due fuorilegge si devono separare per qualche mese come progettato per far perdere le tracce, ma fermano le automobili, fanno dietrofront e lei sale sulla macchina di lui abbracciandolo disperatamente, il tutto ben sottolineato da Victor Young che risolve con un punto culminante di grande intensità emotiva proprio sull'abbraccio.
Nonostante le dichiarazioni di lei, che sembrava pronta a lasciarlo, le cose stanno diversamente e proseguono nella loro avventura che fa di loro sì dei fuorilegge, ma allo stesso tempo, all'interno di questa esclusione sociale, due persone vive nell'unico modo che conoscono.
Quando tutto sembra mettersi per il meglio, sono costretti a scappare nella cittadina natale di lui, e si rifugiano dalla sorella che l'aveva cresciuto, una donna piuttosto incolore e fin troppo normale.
I due vecchi amici di Bart (uno diventato sceriffo) si presentano alla casa e gli offrono di arrendersi e di tentare di aiutarli, ma Bart e Laurie fuggono sui monti.
Ormai a terra per la stanchezza, in orribili condizioni, così parla Laurie:
"Bart, sto bene qui abbracciata con te!"
testimoniando una volta di più lo stato di confusione di quella ragazza e la contrapposizione tra stato reale (il trovarsi in quelle condizioni oggettivamente disperate) e psicologico (ma non per questo meno reale).
Verso la fine, Bart ribadisce la sua verità:
"Laurie, qualsiasi cosa stia per accadere, non avrei voluto un altro destino".
I due amici di Bart si avvicinano, dicono di non avere armi, ma Laurie, come c'era da aspettarsi, va fuori di sè e grida, fronteggiando i due che si avvicinano:
"Fa ancora un passo e ti uccido! Ti uccido! Ti uccido! Ti uccido!"
Prima che possa sparare, è lo stesso Bart a sparare alla compagna per impedirle di sparare ai due vecchi amici, per poi cadere sotto il fuoco dei piedipiatti che li avevano ormai circondati.
Ancora una volta la stessa società che produce - a causa dell'incomprensione alla fine neppure imputabili a lei - simili destini, li punisce senza pietà, reclamando come atto di giustizia la distruzione delle proprie creazioni.
Bart, incapace di sparare ad un puma, è costretto a vivere in quel modo (non è così semplice appellarsi alla sola buona volontà di un individuo, quando questi è stato marchiato a fuoco da una identità sia pure distorta e quando nessuno intorno sa come fare ad aiutarlo), mentre i suoi due vecchi amici sono ora un giornalista e uno sceriffo, e non s'erano fatti scrupoli nello sparare all'animale.
Certo il passato di Laurie non viene descritto in tale maniera da giustificare in pieno le sue azioni, ma se dovessi giudicare una persona senza conoscerne il passato, lo farei (col beneficio del dubbio) pensando che quasi sicuramente stia dando quello che ha ricevuto, e che quello che ha ricevuto non sia così facile da decifrare. Potrebbe anche non averlo ricevuto in maniera evidente, o non averlo ricevuto affatto, e che la qualità del suo ricevitore potesse essere scadente o non sintonizzato sulla lunghezza d'onda giusta. Ma anche così, esiste un deficit gravissimo tra emittente e ricettore che sembra di colore oscuro.
Non me ne vorrà Dante se cito alcuni suoi versi che mi vengono in mente guardando la storia di questi due disperati amanti:
"Mentre che l'uno spirto questo disse
l'altro piangea; sì che di pietade
io venni men così com'io morisse.
E caddi come corpo morto cade".
Sull'interpretazione di Peggy Cummins
Perfetta, e dire che, stando a quanto avevo letto, aveva un carattere molto buono e disponibile.
Sull'interpretazione di John Dall
Eccellente.
Sull'interpretazione di Anne O'Neal
Lo sai?....lo sai cosa faccio alle vecchie megere col dito rattrappito sul campanello d'allarme? Riempio le loro pance di piombo così vanno a imparare a vivere a casa del diavolo. Tu sei peggio di Laurie, ad averle detto che si veste in modo sfacciato... vecchia strega bugiarda !
Sulla colonna sonora
Eccellente lavoro di Victor Young ma nonostante ripetuti ascolti mi rimane piuttosto estranea.
Cosa cambierei
Do cinque stellette ma non è un film che mi soddisfi in pieno. Lo trovo piuttosto freddo, in definitiva non mi coinvolge per davvero, ma ammiro l'eccellente realizzazione.
Eccellente lavoro di Victor Young ma nonostante ripetuti ascolti mi rimane piuttosto estranea.
Do cinque stellette ma non è un film che mi soddisfi in pieno. Lo trovo piuttosto freddo, in definitiva non mi coinvolge per davvero, ma ammiro l'eccellente realizzazione.
Perfetta, e dire che, stando a quanto avevo letto, aveva un carattere molto buono e disponibile.
Eccellente.
Sull'interpretazione di Anne O'Neal
Lo sai?....lo sai cosa faccio alle vecchie megere col dito rattrappito sul campanello d'allarme? Riempio le loro pance di piombo così vanno a imparare a vivere a casa del diavolo. Tu sei peggio di Laurie, ad averle detto che si veste in modo sfacciato... vecchia strega bugiarda !
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta