Regia di Luca Barbareschi vedi scheda film
Barbareschi, si sa, ha una grande passione per il cinema, ed è facile notarlo in questo lungometraggio. Attingendo a cinema asiatico e francese, un po' più di nicchia, crea elementi e codici che ogni cinefilo può facilmente riconoscere. Ma, purtroppo, passione e qualità non vanno spesso d'accordo, ed è proprio il caso di dire che il film non sia un gran risultato.
Un peccato, perchè (ed è proprio il caso di dirlo) gli ingredienti per un buon prodotto c'erano tutti. L'alimentazione, vista solo come un altro mezzo capitalista, dove il risparmio a scapito dei consumatori, finisce per avvelenare un mercato, dove chi non si attiene alle regole viene "divorato". Vi è inoltre un complotto industriale non indifferente e una location, che grazie alla fotografia di Arnaldo Catinari, risulta apprezzabile; la sua estetica, tipica del cinema asiatico, usa superfici riflettenti, chiare e lucide, con cui viene mostrata una Hong Kong futuristica, fatta di un'apparente beltà d'abiti e palazzi tecnologici che celano sotto il loro velo di eleganza, scopi machiavellici di industriali senza scrupoli, mentre una barca/ristorante ormeggiata in un molo a prima vista sordido, è invece più sicuro e salutare di ogni altro luogo.
Stessa descrizione potrebbe essere usata per il film in questione. Se superficialmente può suscitare interesse, una volta iniziato a vedere, ci si accorge di quanti enormi difetti possieda: la caratterizzazione dei personaggi, delle pallide imitazioni di protagonisti dei "polar" francesi, qui è impossibile prendere sul serio un qualunque interprete, tanto è la loro sottigliezza, più i classici stereotipi vergognosamente all'eccesso (un protagonista ravveduto, un avido affarista, una co-protagonista ecologista e così via), tutti accompagnati da delle sceneggiature irreali e inconcrete.
Dialoghi che rimandano ad un tipo di cinema (quello hollywoodiano) trito e ritrito, che tentano impacciatamente di creare un clima thriller o sentimentale a seconda dei casi, non riuscendoci mai.
Stesso discorso per la trama, avente svolte narrative (molto) discutibili, che cadono quasi sempre nel prevedibile, sia nel lato del poliziesco che in quello melo-drammatico: nel secondo caso, in particolare, chiunque può comprendere fin da principio come finirà la storia tra i due innamorati. A nulla serve il negativo finale che vuole avere la pretesa di sorprendere e insegnare, quando fino a poche scene prima tedio e soporifero sono stati gli aggettivi che più caratterizzavano il film. Non basta dunque quest'ultima scena, per sopportare e giustificare una trama ai limiti del ridicolo e del monotono, il cui unico lato positivo è il sospiro di sollievo nel vedere i titoli di coda.
Sono però le interpretazioni e la regia i lati peggiori di questo minestrone indigesto. Oltre alle scritture per niente credibili dei personaggi, anche la recitazione di tutti i partecipanti di questo lungometraggio non aiuta. Tutte ignobili e invedibili. Paiono tutti alle prime armi, in primis Barbareschi, che fa la figura dell'incompetente nella sua espressività monofacciale e in un personaggio che non solo non gli calza, ma lo ridicolizza con la sua incapacità nel non riuscire a dargli un'anima. La regia poi, sembra eseguita da un principiante, poche le inquadrature ben riuscite, mentre le restanti sono scopiazzature (mal riuscite) di altri film, appesantendo ulteriormente i minuti, che trascorrono lenti e ricolmi di cliché.
Dovrebbe essere un film di denuncia, ma non lo è, nonostante il tema sia interessante ricopre solo un 10% di tutta la pellicola, lasciando la restante ad un'accozzaglia di sceneggiature mediocri e attori che pasticciano malamente con un'intreccio flebile e che sa di già visto.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta