Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film
Una detenuta, in punto di morte, rivela a un’estetista di aver nascosto una quantità di gioielli nell’imbottitura di una sedia del salotto di casa. Ma le sedie sono otto, sono state vendute a persone diverse nel corso di un’asta giudiziaria, e quindi la ragazza deve intraprendere una caccia al tesoro con l’aiuto di un tatuatore suo dirimpettaio; poi però si scopre che anche il cappellano del carcere sta seguendo la stessa traccia... Non si può non guardare con affetto e nostalgia l’ultima opera del compianto Mazzacurati, che come in La lingua del santo racconta le tragicomiche peripezie di una coppia di sfigati in un Veneto in via di desertificazione sociale. Come lascia intendere il titolo, non è solo una questione di denaro: la tanto agognata sedia diventa una sorta di Graal, incarnando la felicità che tutti cercano e che dà vita a un sognante finale sui monti. Fa piacere ritrovare la coppia Mastandrea-Ragonese di Tutta la vita davanti, ma c’è anche una miriade di partecipazioni speciali limitate a una scena: divertenti soprattutto il fioraio pakistano Marco Marzocca e i gemelli Antonio Albanese che giocano a ping pong e si esprimono in modo laconico (“Chi era al telefono?” “Un infelice”).
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