Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film
Tatuatore lui ed estetista lei, Dino e Bruna gesticono i loro rispettivi negozi l'uno di fronte all'altro nella stessa strada di Jesolo, condividendo le difficoltà economice ed una reciproca simpatia. Quando un'anziana cliente detenuta le rivela in punto di morte dell'esistenza di una sedia contenente la refurtiva di un colpo messo a segno dal figlio, lei si mette sulle tracce del prezioso manufatto, aiutata dall'amico e dal parroco del carcere, ultimo confessore della scomparsa galeotta, venuto anche lui a conoscenza dei segreti della donna.
Dal dal romanzo russo Le dodici sedie di Il'ja Arnol'dovi? Il'f e Evgenij Petrovi? Petrov , già adattato per il cinema da Nicolas Gessner e Luciano Lucignani ('Una su 13' - 1969) e da Mel Brooks (' Il mistero delle dodici sedie' - 1970), Carlo Mazzacurati ne trae una commedia fiabesca che richiama il consueto gusto sardonico e irriverente per una estemporanea caccia al tesoro nel Nord Est attanagliato dalla crisi (sociale,economica,morale) e la predilezione personale per una galleria di 'vinti' quale ultima testimonianza di ciò che rimane di una compianta tradizione cinematografica nostrana che ha avuto in autori come Risi e Monicelli i suoi massimi rappresentanti. Col solito garbo che ha sempre contraddistinto le sue opere e l'amara ironia di uno sguardo affettuoso sulle miserie di un'Italia provinciale e velleitaria, Mazzacurati prova a ripercorrere le tappe di una ricerca della felicità che passa attraverso la soluzione dei problemi contingenti (gli assegni familiari,i creditori,il videopoker) quale chiave di libertà per accedere ad una beatificazione terrena che faccia precipitare i suoi sconclusionati protagonisti nella tragica epifania di una rovinosa dipartita piuttosto che farli ascendere alla mistica risalita di una processione a dorso di mulo.
'Una su 13' (1969): Locandina
Mantenendo con difficile equilibrio la misura di un registro che oscilla continuamente tra la rivisitazione farsesca delle contraddizioni di una società multietnica ridotta ad una Babele di incomprensibili idiomi localistici ed il realismo di una degenerazione sociale che sceglie la facile strada dal compromesso e dell'inganno, il film di Mazzacurati riproduce i prodromi di una nuova epica tragicomica già vista ne 'La lingua del santo (2000)' ed in 'A cavallo della tigre (2002)' mancando tuttavia, come già avvenuto per entrambi, l'appuntamento con una struttura narrativa che riesca a dare credibilità a situazioni e personaggi al di là dell'esile gioco macchiettistico e dell'episodica prevedibilità con cui il film finisce per risolversi, tra sedie fatte a pezzi e sedute spiritiche con una medium dalla salute cagionevole (una splendida Milena Vukotic).
Bravi come al solito i tre protagonisti principali ed una lunga galleria di partecipazioni amichevoli che suonano come il triste commiato per l'ultima fatica del compianto Mazzacurati ('Il trasloco è la seconda cosa più traumatica nella vita di un uomo...La prima è la morte'...che in fondo è sempre un trasloco, quello definitivo).
Gran Premio Torino durante il Torino film festival del 2013 e Nastro dell'anno 2014.
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