Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film
Mazzacurati non c'è più, ma il suo ultimo (in tutti i sensi) film scorre via leggero col suo ricordo ed in un fil rouge di storia esile e fragile, seppur sostenuta dall'impudico attaccamento al vile denaro, sfronda preoccupazioni e stereotipi e ci lascia godere sia degli innumerevoli deliziosi camei, che della riciclata cinese senza erre o dell' orso che allarga le zampe sconsolato.
Certo, se andiamo al cinema forti della nostra predilezione per Il Sacro Gra rischiamo di restarci male e perdere il messaggio (come l'ottimo Battiston smarrito tra le malghe alpine), volendo attribuire alla affiatatissima coppia Mastandrea/Ragonese doti taumaturgiche sicuramente non in dotazione, ma lo spirito del film va colto proprio in quella frammentazione tenuta assieme dalla ricerca di una felicità che, più che scavata nell'imbottitura di una serie di sedie dal kitsch demenziale, andava scorta nel tenero accompagnarsi dei due protagonisti che sfocerà nel giusto quanto inevitabile lieto fine.
Mastandrea, tatuatore romano separato, si cala da par suo nell'ambientazione di questo nord est spesso paranoico esaltandosi con la sua romanità. La Ragonese dalla frangetta che acchiappa, alterna dolcezze, imbarazzi ed esatti tempi comici. Battiston fa da collante con la consueta bravura assemblando un pretone col mito dei bimbi da sfamare e le pecche (in)confessabili da videopoker-dipendenza. Le grottesche miniapparizioni di una valanga di personaggi di contorno, ma dall'irrinunciabile presa, rendono infine, l'opportuna amalgama a questa bizzarra e farlocca caccia al tesoro. Da Balasso a Marzocca, da Albanese (anzi “dagli” Albanese) alla Vukotic, da Orlando a Citran, passando per macchiette irresistibili come l'erotomane Maria Paiato o Roberto Abbiati col suo villico autistico. E a chiudere lamecagneta. Tutto sommato, senza di lei, niente sedia e niente felicità.. ciao Carlo. Un ultimo, sorridente, grazie!
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