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La sedia della felicità

Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La sedia della felicità

di zombi
9 stelle

l'amore ai tempi della crisi si sviluppa tra un negozio d'estetista nei debiti fino al collo e un tatuatore giusto di fronte che proprio bene non sta. mediatrice? una montagna! il nostro carletto che non è più purtroppo tra noi, morto troppo presto, si è congedato suo malgrado da questo mondo con una commedia che poteva essere una farsa ma non lo è e che poteva essere il solito veicolo per i suoi mattatori e non è solo questo. la voglia di ridere c'è, ma è sempre più soggiogata a questa crisi che non ci vuole lasciare. per esempio valerio mastandrea fa valerio mastandrea ma in maniera trattenuta, come appunto se i suoi pensieri fossero altrove. quando bruna(ragonese)riceve da norma pecche(ricciarelli) le indicazioni su di un tesoro nascosto nella sua villa faraonica abbandonata in una delle sue sedie, comincia un'avventura che più che rocambolesca è disperata. tutto quello che bruna, dino(mastandrea) e il prete del carcere, padre weimer(battiston)che anche lui ha avuto in eredità dalla madre del malavitoso per cui è in carcere, cercano è un riscatto dalla miseria in cui disperatamente tentano di non affondare definitivamente. questo fantomatico nord-est, vero e proprio non luogo, terra di centri commerciali asettici, cinesi che sostituiscono qualsiasi cosa e desiderio spasmodico di conservare una identità da un'invasione globalizzante snaturante(piccola patria non è passato nelle sale tanto tempo fa)è il fulcro di questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo e dell'inseguimento di una dozzina di sedie kitsch con lo schienale a forma d'elefante e l'imbottitura zebrata a mimare un gusto etnico d'accatto di un'africa colonizzata e relegata al solo mimare un'arredamento di dubbio gusto folkloristico. carletto nostro non si è solo limitato a licenziare(postuma purtroppo)una commediola con due dei nostri mattatori migliori e corredata dai gustosissimi camei degli attori che lo hanno accompagnato durante la sua carriera. questa è una storia agrodolce in cui appunto tre persone cercano di rimanere a galla sfruttando il loro istinto di sopravvivenza. albanese, citran e paiato, ricciarelli, bentivoglio e orlando, balasso, vukotic, marzocca, cremona e messeri non si limitano ad apparire per rendere più appetibile il metraggio filmico. ognuno di loro presta il volto e la presenza per colorire e rendere più solido questo ritratto d'itali(ett)a sempre più presa a fare conto sulla fortuna e sulla sorte che sulle proprie forze, alquanto inutili verso il leviathano finanziario che continua a stritolarci. il finale poi è fuori dai canoni cinematografici italiani. grottesco se non fantastico. tutto ambientato in montagna all'inseguimento dell'ultima sedia, nella malga di due fratelli di cui uno pittore i cui quadri sono venduti in una di quelle aste televisive locali, i cui battitori hanno i visi di orlando e bentivoglio. battiston(a cui sono sempre più convinto bisognerebbe fare un monumento e possibilmente non postumo)poi regala come suo uso e costume, un'interpretazione di un prete toccante e lancinante. in tracollo finanziario, ha impegnato anche le panche della chiesa, nel tentativo di raggiungere dino e bruna che stanno salendo in funivia, complice un orso fuori dai canoni(pure lui)risolve ogni suo problema terreno. il finale tra il comico e il soave con punture di assurdo sta appunto tra la ragonese vestita dei gioielli rubati come una madonna portata da uno dei fratelli lievore al cospetto della montagna come un omaggio pagano e l'orso che guarda verso la telecamera e allarga le braccia come a dire: "e io che ci posso fare?".  insomma rega, accorrete.

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