Regia di Alessio Maria Federici vedi scheda film
Alla ricerca di idee in grado di superare i limiti di un intrattenimento derivato quasi esclusivamente da orizzonti di tipo televisivo e cabarettistico, il cinema italiano ripropone la formula già utilizzata per "Benvenuti al sud" di Luca Miniero, riadattando al contesto ed ai gusti del pubblico nostrano una storia presa in prestito da una pellicola francese (Chance de ma vie). Una scelta che derivava dalla validità del modello originale ("Giù al Nord" di Danny Boon), e si giustificava dalla presenza di un soggetto che prendeva in considerazione credenze e luoghi comuni condivisi da entrambi i paesi. E così dopo le rivalità ed i pregiudizi campanilistici del film di Luca Miniero ad essere messo alla berlina è uno dei tabù più radicati, quello della sfortuna e della malasorte intese come capro espiatorio a cui delegare le cause di eventuali fallimenti. Un principio che Jacopo vive come una condanna a causa di una maledizione che lo rende una iattura per le sue compagne, puntualmente lasciate per salvarle dagli effetti più deleteri del deprecabile sortilegio. Ovviamente la stregoneria non c'entra nulla e tutto l'ambaradan potrebbe essere il modo che Jacopo si è creato per disimpegnarsi da relazioni troppo serie. La possibilità di invertire la tendenza glie la offre l'incontro con Sara, un architetto di cui l'uomo si innamora perdutamente ma che rischia di perdere per colpa del suo problema.
Se "Stai lontana da me" è un film profondamente italiano nel tema principale ed anche nella proposta di un prototipo maschile saldamente ancorato ad un'immaturità da bamboccione, è pur vero che a fare capolino è un certo tipo di commedia americana che nel corso degli anni si è distinta per coniugare divertimento ed una buona dose di raffinatezza. A dircelo non c'è solo la cura della confezione ma una propensione a costruire personaggi e situazioni che sembrano ispirate da quel cinema: pensiamo alla figura di Lorenza Bra, il boss di Sara, che ricorda nella sua voracità isterica ed incontentabile la Miranda Prestley de "Il diavolo veste Prada", oppure ai divertenti siparietti dedicati delle coppie che si rivolgono a Jacopo, consulente matrimoniale di sicura fama, e che rimandano, tanto nel taglio da intervista documentaria, quanto nel fatto di costituire una sorta di paesaggio emotivo entro il quale si inserisce la vicenda sentimentale di Jacopo e Sara, a quell' "Harry ti presento Sally" che diede luce alla stella di Meg Ryan. Pensato come un film a tesi, con la voce fuori campo del protagonista pronto a commentare ed a tirare le fila della storia, il film di Alessio Maria Federici ha qualche difficoltà nel riuscire a tenere insieme gli aspetti surreali legati alla presunta sfortuna del protagonista, con quella che invece si rivelerà essere la classica sindrome del maschio italiano, infantile ed incapace di assumersi qualsiasi tipo di responsabilità. Così dopo aver impostato la storia sul desiderio di Jacopo di avere delle relazioni normali, e sulla frustrazione che gli deriva quando vi deve rinunciare a causa dei rovesci da lui provocati, riesce difficile immaginare che gli accidenti, i capitomboli e gli infortuni a go go che abbiamo appena visto possano essere il frutto di un meccanismo psicologico messo in atto dal personaggio per evitare di fare i conti con le proprie debolezze caratteriali.La svolta del film sembra allora un espediente per riportare la commedia di Federici sui binari di una convenzionalità che annulla in parte il coraggio dimostrato nella scelta di un soggetto che prova a far ridere contaminando i presupposti romantici delle sue premesse – non solo l’avventura sentimentale di un uomo che incontra la donna della sua vita ma anche il contesto sofisticato e vagamente sognante che il regista riesce a costruire – con una comicità basata su uso spregiudicato del corpo, soprattutto quello di Ambra Angiolini nel ruolo di Sara, artefice di capitomboli memorabili come quello che la vede partire per la tangente insieme alla sua bicicletta dopo essere stata colpita involontariamente dall'imbranato compagno; oppure sempre sul versante splapstick, l’omaggio alla commedia degli equivoci celebrata nella sequenza all’interno dell’ascensore, in cui il casquet involontario provocato dall’ennesimo colpo di sfortuna spalanca le porte alla mitologia pruriginosa dell'italiano latin lover, con Sarà ed il figlio di Lorenza colti in posa plastica e scandalosa da una sbigottito gruppo di prelati. Corroborato da un cast di caratteristi di tutto rispetto - da Paolo Morelli a Giorgio Colangeli senza dimenticare Anna Galiena di nuovo sugli schermi dopo un periodo di pausa - "Stai lontana da me" pur senza far gridare al miracolo assolve il compito assicurando ottantacinque minuti di intrattenimento spensierato e lieve. Per i tempi che corrono ci si può accontentare.
(icinemaniaci.blogspot.com)
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