Regia di Zak Hilditch vedi scheda film
-----SPOILEROSO-----
Diciamo pure che non è il solito Disaster movie!
James, il protagonista di questa storia, non si è mai assunto le proprie responsabilità, è poco adulto e ha una vita piena di errori. Sta con una ragazza, ma non è realmente innamorato di lei. Ha un'amante, Zoe, che però non ama così tanto da lasciare la propria fidanzata, che è la sorella del suo migliore amico, della combricola con cui passare il tempo a divertirsi e sballarsi.
Ma le cose cambiano, a causa di un evento catastrofico.
Siamo a Perth, sulla costa occidentale dell'Australia. Sono le 7.30 del mattino. Un gigantesco asteroide ha impattato contro la Terra, nel Nord Atlantico. L'onda d'urto ha colpito l'America e mezza Europa già non esiste più. Tra 12 ore, arriverà in Australia e spazzerà via tutto, l'umanità è condannata.
Restano solo 12 ore.
"Cosa faresti se avessi solo 12 ore?" è la domanda che pone il film.
James ha paura, sia della morte che del dolore fisico che proverà morendo. Non vuole essere cosciente nel momento in cui arriverà, ma sbronzo e drogato, insieme a tanta gente come lui. Per questo motivo, abbandona Zoe, per raggiungere gli amici e la fidanzata ad un mega party, bere, festeggiare ed annullarsi prima della fine. Scappa di fronte alla catastrofe.
O almeno, ci prova. Perché questa volta, scappare non sarà facile: il tragitto che lo porta verso quel party e verso quella specie di euforica eutanasia lo metterà di fronte a scelte ed ostacoli che non aveva mai pensato di fronteggiare ed a compiere in quelle sole 12 ore un processo di maturazione più completo di quello che aveva compiuto in tutti gli anni precedenti. Si troverà a rischiare la propria vita per salvare quella una bambina, in un momento in cui salvare una vita non significa praticamente niente, perché tanto tutti sono condannati, come morti che camminano. Ma James capirà che non importa se tra 12 ore ci sarà la fine, perché la fine, anche se imminente, non è una buona ragione per ignorare l'altrui sofferenza, né può essere una scusa valida per nascondersi, per rifiutare le responsabilità che abbiamo in quello che ci accade intorno o per sottrarsi agli obblighi che abbiamo verso le persone a cui teniamo.
Anche in una situazione del genere, così estrema, anche se non vi è speranza alcuna, c'è una scelta, in mezzo a mille altre, che è la scelta giusta, e questo è l'unico motivo per compierla. Non per impressionare qualcuno, non perché se ne avrà un tornaconto, ma semplicemente perché si deve fare, se se ne ha la possibilità.
In fondo "c'è ancora tempo". Il film trasporta su pellicola il famoso detto "finché c'è vita c'è speranza", ma forse va addirittura oltre: perché in questo film la speranza non c'è, la morte è sicura. Ma finché c'è vita, varrà la pena vivere, godersi ogni istante che resta con le persone amate.
Mi piace poi pensare che ci sia una sorta di messaggio metaforico in questo film. Il protagonista che compie una scelta, va dalla sua amata, lascia tutto e tutti per stare con lei e affrontare la "catastrofe". In un certo senso è quel che accade a tutti: la fine della vita, intesa come gioventù, divertimento, libertà. Ma arriva il giorno in cui quel tempo è finito, quelle cose non ti appagano più. E quel giorno smetti di aver paura della "catastrofe", intesa come quel che di brutto il cielo possa farti piovere addosso, perché, se affrontata in due, si possono persino trovare lati positivi di essa. Questo più o meno è il significato che attribuisco all'ultimo abbraccio che si danno i due amanti, quando lei, guardando lo spettacolo della distruzione che arriva, dice "it's beautiful".
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