Regia di Zak Hilditch vedi scheda film
Agli antipodi la Fine (sin da L’ultima spiaggia di Stanley Kramer) arriva dopo, è una questione di fuso orario: così nei dintorni di Perth, Australia, la radio trasmette bollettini sulla sparizione progressiva del resto del mondo, intervallati dalle migliori canzoni della storia di un’umanità al crepuscolo. Le ultime 12 ore prima dell’apocalisse, come nel canadese Last Night, come nell’armageddon formato camera da letto di Ferrara, 4:44 Last Day on Earth. Come impiegarle? James dovrebbe passarle in un party orgiastico e chimicamente alterato dove la sua ragazza lo attende, ma sulla strada, fra depravazione e autodistruzione di ogni tipo, incontra una bambina da salvare e il flebile richiamo di una specie di coscienza. Così, mentre la Fine incombe e il party aspetta, forse per la prima volta nella vita e con scarso tempismo, il giovane scopre il significato di parole come responsabilità, coraggio e amore. Romanzo di formazione compresso e muscolare, solido B movie di ispirazione auspocalypse (il filone apocalittico proveniente dall’Oceania, che fa capo alla saga di Mad Max), la prima incursione nel genere di Zak Hilditch non indulge in trappole sentimentali e non pone troppe questioni morali. Sotto il calore ribollente dell’ultimo sole del mondo, scaraventa i corpi (tutti troppo belli e patinati, fotografati nei lucenti toni dell’ocra) in una corsa contro il tempo già vista mille volte, che morde l’asfalto e lo schermo, dosa bene la tensione e abbraccia la sua fine risaputa.
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