Regia di Amleto Palermi vedi scheda film
Da una storia di Nino Martoglio, Palermi e Zavattini ricavano questo “San Giovanni decollato”, diretto dallo stesso Amleto Palermi ed interpretato da un giovanissimo Totò. In pratica è la storia di un estroverso ciabattino/portiere, Mastr’Agostino (Totò per l’appunto), imputato per una serie di accuse puerili, ma prosciolto per semi-infermità. Mastr’Agostino è devotissimo a San Giovanni decollato, tanto da approntarne una rudimentale cappella nel cortile dove lavora. I rapporti con gli altri sono spesso nefasti, specie con la moglie Concetta (Titina De Filippo), e la figlia, promessa dallo stesso ciabattino al compare di un “guappo” della zona, scappa con un neo-avvocato verso la Sicilia.
Da premettere che non si tratta certamente del miglior film di Totò. Essendo la terza pellicola girata da De Curtis, la macchina cinematografica che, successivamente, il principe della risata vedrà costruita attorno alle sue trovate ed alle sue improvvisate, qui non c’è. Totò insomma, che nella sua carriera ha dato il meglio quando ha potuto essere estemporaneo, qui si trova imbavagliato in una sceneggiatura abbastanza ferrea, che però prevede una certa estroversione del personaggio.
Nonostante tutto, la migliore cosa del film è senza dubbio l’interpretazione di Totò. È con “San Giovanni decollato”, difatti, piuttosto che con i precedenti “Fermo con le mani” o “Animali pazzi”, che s’intravede la figura di Totò come “macchietta”, come burattino umano, capace di diventare, grazie alla sua verve ed alle sue “mosse”, il più grande attore comico italiano.
In generale, diciamo pure che il film, ha un bel po’ di peculiarità interessanti: innanzitutto l’evidente retaggio del cinema muto che si evince dai tratti somatici dei personaggi, dal trucco, dalla postura, anche da una velocità di riproduzione della macchina che spesso sembra superiore a quella dei canonici 16 fotogrammi); poi, una straordinaria commistione cinematografico-teatrale nelle scene degli interni (al tribunale il montaggio, dunque il cambio di unità di luogo, è fantasticamente retrò); il soggetto, semplice ma non banale, con un insieme magnifico di topoi.
Dunque, se s’accetta la tesi per cui Totò, seppur grandissimo, immenso, forse ad una delle sue migliori 5 prove attoriali in carriera, sia stato imbavagliato in una storia che, pur valorizzandolo, lo costringeva comunque ad un’interpretazione “obbligata”, si evince che “San Giovanni decollato” è un bel film, velato testimone peraltro di un’Italia preda soffocata di Mussolini e del suo fascismo.
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