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Interrogation

Regia di Ryszard Bugajski vedi scheda film

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La recensione su Interrogation

di maurizio73
10 stelle

Giovane ballerina e cantante di rivista con marito intellettuale, viene subdolamente ingannata e tratta in arresto dalla polizia segreta polacca che la imprigiona in un carcere femminile. Qui subisce ripetute sevizie ed interrogatori allo scopo di farle confessare presunte attività anti-nazionaliste, rimanendo segregata insieme alle altre detenute per diversi anni, fino alla fine del periodo stalinista.
Solo chi ha vissuto sotto la cappa opprimente di un regime autocratico può concepire l'orrore e il disgusto per la sopraffazione e l'abbrutimento delle coscienze che deriva dal clima si sospetto e di coercizione di un sistema stalinista. L'allora 39°venne regista di Varsavia Ryszard Bugajski prova a raccontarcelo con un'opera coraggiosa e travagliata che, prodotta qualche anno prima del crollo del blocco sovietico, dovette occultare a causa dell'ostracismo e della persecuzione delle autorità polacche. Costretto ad emigrare in Canada egli la fece circolare dapprima in VHS, fino alla sua distribuzione nel 1989 ed alla ribalta di Cannes del 1990. Si tratta di un'opera rigorosa e necessaria dove si evoca, nella vicenda esemplare di una giovane patriota, il dramma assurdo e surreale vissuto da intere genarazioni di cittadini polacchi che passarono dall'occupazione e dagli orrori del nazismo alla permutazione di una crudele tirannide nel mostro spietato e disumano di un regime stalinista; dal sacrificio generoso per il loro paese durante la guerra alla disgregazione della loro identità nazionale atrraverso gli ingranaggi perversi di un controllo insinuante delle stesse autorità polacche. L'esordio struggente di un inno d'amore per il proprio paese (la bellissima 'Piosenka o mojej Warszawie ') nelle strofe e nelle note intonato dai ragazzi che tornano dal fronte è il triste preludio di una generazione tradita dal corso crudele e beffardo della storia.
Lo sguardo del giovane Bugajski si posa sui volti e sui corpi martoriati dei protagonisti con la fredda lucidità di un crudele realismo, la dissezione anatomica del male oscuro di una nazione ridotta al giogo di una presenza oscura e immanente che precipita gli individui nell'inferno kafkiano di una trappola per topi. La prigione (la galera) femminile è la stiva fredda e umida di una grande nave alla deriva dove, uomini e topi, sono costretti alla forzata convivenza nel disperato tentativo di una improbabile  fuga, relitti animati di corpi boccheggianti che agognano la salvezza. Negli spazi angusti una subdola promiscuità si rivela il disegno perverso di una disumana coercizione, si fomenta  l'oscura macchinazione che mette l'uomo contro l'uomo, un gioco crudele e  sadico che scava negli infimi recessi dell'abiezione umana. Rare le concessioni al simbolismo (i semi sul davanzale delle finestra innaffiati con lo sputo dalle disperate compagne di cella) ed ad una facile retorica melodrammatica, in questo microcosmo tragico si ripercorre il destino di una donna denudata dei segni visibili della sua dignità fino al completo isolamento dal suo passato (la lotta per la sua patria, il legame con il marito e con il suo mondo) e dal suo futuro (la bimba che le viene strappata prima dal grembo e poi dalle braccia) e che pure mantiene la fiera integrità di chi non abdica al tradimento od alla disgregazione della propria umanità. Le tappe di vicende epocali segnano il tempo della prigione di Antonina Dziwisz  Tra il 34° anniversario della rivoluzione d'Ottobre e la fine della grande tirannde sovietica. Premio per la migliore interpretazione femminile al Festival di Cannes 1990 per la straordinaria protagonista  Krystina Janda. Piccolo gioiello misconosciuto del cinema polacco.

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