Regia di Philippe Garrel vedi scheda film
Crepuscolo. Tramonto. Notte. E forse alba. La luce è sporca di mezze misure, e ci si vede a stento. Nel frattempo l’umanità si muove sulla linea sottile che separa la felicità dal suo contrario. Ognuno è in preda al senso dell’altro: l’ansia derivante da una presenza estranea e invisibile, che minaccia le sue certezze. La gelosia è il dubbio che rende sfumati i contorni del sentimento. È inutile cercare di recuperarne la nitidezza a suon di parole. Parlare serve solo ad aggiungere ricami casuali alle sfilacciature dei rapporti imperfetti. Aprirsi equivale ad arabescare la realtà con i propri pensieri disordinati, profondi ma sfuggenti. Il loro intrecciarsi, comunque, basta per fare una storia: è come squarciare il velo della realtà per scoperchiare le trame irregolari che ne costituiscono le viscere. Non quelle che albergano gli impulsi, ma quelle che si attorcigliano intorno ai contorti percorsi della mente. Anche l’amore finisce, prima o poi, per imboccare questo labirinto. Questo film non ci spiega come o quando ciò accada: ci mostra, però, quanto affannoso ed oscuro sia il percorso che deve affrontare una volta entrato nel dedalo delle supposizioni. Trovare la strada che conduce alla chiarezza diventa allora più importante che cercare l’amato, che desiderare la sua vicinanza, che ambire al suo calore. Noi vogliamo anzitutto capire, per salvarci dalla paura. Protendiamo le nostre braccia, un po’ per sondare il terreno, un po’ per difenderci. I personaggi di Garrel tentano l’affondo soprattutto per tastare i confini del proprio ruolo. Una moglie abbandonata vuole sapere cosa possa ancora aspirare ad essere per la figlia, che continua a frequentare il padre e la sua nuova compagna. Lui, a sua volta, si domanda cosa possa continuare a considerare suo: quella bambina diventata ormai complice della sua donna, e la stessa donna che sembra attaccata alla sua vecchia vita, agli amici e ai segreti di sempre. A renderci insicuri è ciò che in parte ignoriamo, ciò che non ci appartiene del tutto, eppure lambisce la nostra esistenza con un atteggiamento di malizioso mistero. I nostri peggiori nemici sono le passioni che non sono rivolte verso di noi, i gusti che non ci preferiscono, i desideri che chiedono cose diverse da quelle che siamo in grado di offrire. Sono queste le origini dei nostri piccoli e grandi tormenti quotidiani, che diventano un convulso rumore di fondo, nel momento in cui, come in questo film, decidono di venire in superficie, di sforzarsi di esprimersi. Allora i termini risultano inesorabilmente inappropriati, le frasi sempre sussurrate. Sono un tentativo di completare il discorso, ma il punto finale rimane fuori dalla nostra portata. Il periodo si interrompe sulle domande lasciate a metà. Intanto nell’aria, resta sospesa, con ingenua insistenza, e come la mancata promessa di una rivelazione, la nostra inappagata voglia di sincerità.
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